Holon Fashion Week – Il felice matrimonio tra moda e tecnologia

holon fashion weekApre i battenti la Holon Fashion Week, una delle settimane più accattivanti per ogni fashion dreamer israeliano che si rispetti: giunta al settimo anno, ospita lezioni, workshop e incontri straordinari con personaggi di spicco del mondo della moda. Un’opportunità per buttare un occhio oltre i confini del paese ma anche per fare il bilancio della patinata industria fashion d’Israele, protagonista di un’inarrestabile crescita. Quasi automatica la scelta di Holon come location; la città nei pressi di Tel Aviv sede di uno dei musei di design più accattivanti del mondo e del quale Ron Arad, designer, artista e visionario, è il cavallo di battaglia. Dal 22 novembre fino al 7 marzo si potrà inoltre visitare al Design Museum la mostra dedicata a Iris van Herpen, creatrice di abiti scultorei ispirati alla stampa 3d. Tema della HoF di quest’anno, la Musa, l’ispirazione incarnata: dopo le premiazioni di lunedì e il fittissimo programma di martedì (tra gli altri David Graves con l’intervento “When My Muse Sings to Me”, Damien Whitmore, advisor di Prada, che ha tracciato il legame tra moda e musei e David Bell CEO del brand cult di scarpe Pretty Ballerinas), oggi è il turno di workshop con i protagonisti del fashion system israeliano. I partecipanti verranno guidati dai cinque sensi: il gusto, esplorato con Yisrael Aharoni, multiforme signore dalle bislacche sopracciglia, dj, chef e arbitro di stile. L’olfatto con Erez Rozen, ‘naso’ di ROZEN &ZLINSKI, il tatto con il duo Inbar Ben-Yehuda – Hagit Whitman, l’udito con un percorso alla scoperta della profonda intessitura tra moda e musica, la vista attraverso gli occhi del fotografo Ron Kedmi e l’enigmatico sesto senso raccontato da Damien Whitmore e Michael Hadida. Attesissimo poi l’incontro dedicato a Fash&Tech, il felice matrimonio tra moda e progresso di casa a Tel Aviv, che analizza come start up e tecnologie modellano i nuovi contorni dello stile. A dedicare ampio spazio sull’argomento, Simone Somekh, che nell’ultimo dossier “Moda e Modi” di Pagine Ebraiche di dicembre ci fa fare un viaggio fluorescente ed high tech made in Israel.

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Israele è un melting pot intelligente: c’è di tutto e di più ma in qualche modo i tasselli finiscono quasi sempre per aggregarsi nel migliore dei modi. In un panorama di diversità e scambio, risulta naturale la nascita di collaborazioni tra persone e settori che, almeno all’apparenza, non hanno nulla in comune. La forza d’Israele sta nel creare dei connubi “smart”, in modo che ogni loro componente possa uscirne arricchita e non il contrario, come purtroppo spesso accade. Uno dei connubi più accattivanti made in Tel Aviv negli ultimi anni è quello tra moda e tecnologia. Fash&Tech, questa la sigla con cui in città ci si riferisce alla neonata tendenza, nasce dalla collaborazione tra geni della tecnologia e fashion victims, due categorie di persone che a Tel Aviv abbondano. Si tenta di portare il mondo della moda ad un livello più sofisticato, con idee implementate da un numero sempre più alto di israeliani che hanno reso i codici HTML l’yiddish dei giorni nostri. I confini si fanno molto sfocati quando chi crea tecnologie indossabili come lo smart watch deve tenere conto del fattore estetico dell’accessorio. E nel momento in cui le stampanti 3D prenderanno il sopravvento sulla produzione dei capi d’abbigliamento, la collaborazione tra esperti di high-tech ed esperti di moda sarà inevitabile. Fash&Tech, però, non è un miraggio, ma una realtà concreta che offre servizi che tentano di rendere l’esperienza dello shopping unica e personalizzata. “La fusione tra moda e tecnologia è un fenomeno abbastanza nuovo e sta vivendo un momento di slancio per via della crescente importanza dell’e-commerce nell’industria della moda”, dice Viktoria Kanar, esperta di Fash&Tech e PR nel mondo della moda israeliana, spiegando che oggi lo shopping non si limita più alla tradizionale esperienza presso punti vendita, ma include anche quella digitale. “Quando si parla di Fash&Tech, ci si riferisce a soluzioni digitali che aiutano i clienti a trovare vestiti ed accessori che corrispondano al loro gusto, budget e taglia”. Nascono quindi numerosi servizi di personal styling interamente online, come Stylit, una compagnia startup nata a Tel Aviv che permette di trovare i vestiti più adatti al proprio stile con pochi click del mouse. “Portiamo il personal styling alle masse”, dichiara Maya Kramer, celebre stilista e cofondatrice della compagnia, un piede a Tel Aviv l’altro a New York. “Tutte le donne vorrebbero avere uno stilista personale che consigli loro cosa indossare, ma è un servizio costoso e talvolta non si sentono a loro agio a far entrare un estraneo nel loro armadio”. È nato così Stylit, un servizio interamente gratuito basato su una tecnologia che raggruppa gli utenti in categorie e li indirizza ad outfit completi, dal cappotto alla borsa, dai pantaloni agli stivali, adatti alle loro esigenze. Al primo accesso, gli utenti compilano un simpatico questionario sui loro gusti in fatto di moda; col lavoro combinato di un software e di una squadra di stilisti in carne e ossa, ogni settimana viene proposto un nuovo outfit via email. Se gli indumenti piacciono, ci si può cliccare sopra e si viene reindirizzati al sito web per l’acquisto: si tratta di un vantaggioso sistema pubblicitario che in gergo viene definito “organico”, in quanto parte integrante del servizio. “Stylit è tecnologia con un tocco umano” dice Maya Kramer. La tecnologia allo stato puro non funziona: in fin dei conti, la moda è un aggregato di tendenze, alcune a breve altre a lungo termine, create e mantenute dagli esseri umani, non dai computer. Oltre a Stylit, sono numerose le imprese che hanno deciso di esplorare l’industria Fash&Tech in Israele, alcune delle quali sono ancora in fase di rodaggio. MyClique rende l’online shopping un’esperienza social da condividere e commentare con gli amici di Facebook; Zeekit è un plug-in che permette agli utenti di provare virtualmente gli indumenti scovati in rete prima di acquistarli; RighTune seleziona playlist di musica shopping-friendly per i negozi online. Chi crede che l’industria Fash&Tech si limiti solo all’ambito virtuale si sbaglia: l’agenzia di pubbliche relazioni Bottom Line Consulting ha deciso di fare di questo campo il suo cavallo di battaglia, promuovendo numerosi eventi che permettono l’incontro di sviluppatori di applicazioni, stilisti, designer, investitori e appassionati di moda. Da diversi anni ha luogo in Israele Digital Life Design, un’importante fiera di tecnologia, durante l’ultima edizione della quale è stata presentata una fiera Fash&Tech a cui hanno partecipato dieci tra le più influenti start up di moda. Il clou dell’evento, svoltosi in Rothschild Boulevard a Tel Aviv, è stato una sfilata a tema high-tech. In mezzo a tanto glamour, non mancano gli interrogativi sul futuro di un’industria giovane e ancora poco conosciuta. “Non ci sono abbastanza investitori in Israele che comprendono il mondo della moda e dell’e-commerce” spiega Viktoria Kanar. “Con Bottom Line Consulting, vogliamo creare una cornice che offra alle startup Fash&Tech accesso a mentori, potenziali investitori e firme internazionali. Solo così potremo permettere agli imprenditori israeliani  di avere un forte impatto sull’industria globale della moda”.

(nelle immagini, un momento della Holon Fashion Week e l’applicazione Stylit)

Simone Somekh

Pagine Ebraiche dicembre 2014

(26 novembre 2014)