Time out – Stato ebraico

funaroSi potrà discutere sui tempi e sui modi, ma sulla ragione di principio faccio fatica a comprendere le perplessità di chi nega il diritto ad Israele di definirsi per legge uno Stato ebraico. Gli Stati nazionali sono per loro natura fondati su una ragion d’essere culturale, su un comune sentire che giustifica e legittima il patto politico tra cittadini. L’ispirazione culturale alla Legge ebraica e alla sua storia rientra perfettamente in questi canoni e non differenzia minimamente Israele da altre democrazie, anzi la rende più simile ai paesi europei. Ed è una barzelletta poco divertente l’ipotesi che la rivendicazione d’essere uno Stato ebraico possa minare la democrazia del paese. Gli Stati si definiscono o per criteri etnici o culturali, ma non è la definizione stessa a escludere coloro i quali non sono originariamente parte del patto. Se così non fosse per Israele dovremmo dire che l’Italia non sia democratica perché si fonda su valori storici e culturali che richiamano all’esperienza del Risorgimento e dell’antifascismo e che pongono in maniera differente la tutela di questa storia nazionale rispetto a quelle di altri paesi. È forse antidemocratico che la bandiera o la lingua che ricordano la storia di questo paese siano stabilite per legge? Siamo forse antidemocratici perché abbiamo il tricolore che ci ricorda su cosa si fonda la nostra ragion d’essere? Israele, rispetto all’esempio, rappresenta di certo un’anomalia, ma chi invoca alla laicità dimentica che questa non è assenza di valori, ma la tutela che non siano leggi religiose a governare il paese. Questo non è il caso d’Israele in cui invece si cerca di richiamare per legge a una semplice storia come fonte d’ispirazione a garanzia della natura ebraica dello Stato stesso. La stessa garanzia che costituisce il fondamento politico sui cui si basa Israele, il diritto del popolo ebraico a vivere liberi nella propria terra e che qualcuno pare aver clamorosamente dimenticato.

Daniel Funaro

(27 novembre 2014)