Oltremare – Se bruciano i libri
Ci son giorni che uno fa davvero fatica a mettere la cronaca da parte e andare al lavoro, a vivere il quotidiano. Quest’estate è stata tutta così, ma l’impegno bellico delle retrovie (cioè noi, fra le sirene e i rifugi) stava anche nel non smettere proprio il quotidiano, per non darla vinta alla guerra anche psicologica di Hamas. Ma quello era Hamas: il nemico esterno, che ci vuole distruggere. Vada se che non glielo lasciamo fare, non siamo arrivati fino a qui per farci ributtare a mare.
E un nemico interno, che usa metodi violenti nel tentativo di modificare la nostra società senza passare per il dialogo ed il confronto, come usa nei paesi civilizzati e democratici: questo nemico qui, come lo confrontiamo invece? Che va ad appiccare il fuoco ad una scuola mista a Gerusalemme dove studiano bambini ebrei ed arabi insieme, che lascia scritte piene d’odio sui muri, che mette minacciosi libri bruciati sul muretto fuori da un tempio Modern Orthodox della illuminata Tel Aviv.
Da incrollabile idealista e sionista, vivo nella consapevolezza che, anche se non ci siamo ancora arrivati, la vera realizzazione di Israele come stato sia di essere una società giusta, equilibrata, basata sul valore ebraico di Ztedaka (giustizia sociale). Questi atti vandalici a sfondo politico hanno in realtà poco valore nel quadro delle molte violenze presenti nella nostra, come in tutte le società moderne. Ma fanno suonare un campanello d’allarme che spero sentano tutti.
I vandali che ieri sera hanno messo un mucchietto ordinato di libri bruciati dove a volte vado a pregare, hanno scritto “In un posto in cui passa una ‘legge nazionale ebraica’, i libri verranno bruciati” – forse una citazione di Heine “Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini.”
Sarà bene che la società rifiuti sonoramente questi metodi violenti da qualunque lato politico arrivino, prima che si avveri nuovamente il monito di Heine.
Daniela Fubini
(1 dicembre 2014)