Il tappeto magico di Amos Gitai

rassegnastampaTappeti volanti. Grande spazio sul Corriere della Sera alla mostra del regista israeliano Amos Gitai, che intreccia i propri film con fantasmagoriche opere d’artigianato. L’esposizione ‘Amos Gitai. Strade/Ways’ sarà a Milano nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale fino al 1 febbraio 2015. “Sequenze di film, foto, documenti, tappeti antichi e dispositivi sonori e visivi compongono l’opera in tre percorsi: dal film ‘Lullaby to my father’ e ‘Free zone’ per giungere alla ricostruzione di un processo che porta alla nascita di ‘Carpet’, il nuovo film del regista (le riprese non sono ancora iniziate) e che nasce da un tappeno e un’amicizia particolare”. Perché il mondo dentro un tappeto? Gitai risponde: “Nel nordest dell’Iran, tradizionalmente sono le donne musulmane a tessere i tappeti. Invece le donne della comunità ebraica si occupano della tintura, mentre parte del commercio è in mano ai cristiani. Tre religioni monoteiste intrecciate in un modo creativo”.

Tappeti volanti/2. La selezione dei preziosi tappeti artigianali presenti nella mostra di Amos Gitai è stata fatta da Moshe Tabibnia, descritto dal Corriere della Sera come “uno dei massimi esperti mondiali di tappeti antichi, (la cui) galleria di Milano, in via Brera è considerata un punto di riferimento non solo dai collezionisti ma anche dai più prestigiosi musei internazionali”.

Tappeti volanti/3. Il ritratto poi sul Corriere della Sera di Munio Weinraub, il padre di Amos Gitai: “noto come uno dei sette architetti israeliani che ebbero la fortuna di studiare e seguire il Bauhaus, Weiraub frequenta una serie di corsi fondamentali con Gropius, Kandinsky e soprattutto Mies van der Rohe”.

Israele dagli occhi dell’Italia. Il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, intervistato da Marco Ventura sul Messaggero, riflette riguardo i rapporti diplomatici e gli equilibri mondiali. E quando Ventura gli fa presente che la sua posizione nei confronti del conflitto israelo-palestinese si differenzia da quella del suo predecessore Federica Mogherini, risponde: “No. Rivendico una totale continuità della nostra politica estera. Parlo di continuo con Federica nella collocazione di responsabile della politica estera e di sicurezza della Ue. E siamo perfettamente allineati. La tempesta in corso rischia di mettere a repentaglio anche il percorso individuato da due decenni per arrivare alla meta, ossia che Israele possa vivere in sicurezza e la Palestina possa avere un suo Stato. C’è il rischio di un’escalation di tipo religioso del conflitto. Bisogna astenersi da atti gravissimi come quello della Sinagoga, ma anche da misure come le limitazioni all’accesso alla spianata delle moschee”. L’Italia riconoscerà dunque lo Stato della Palestina? “Per noi e per i Paesi europei il riconoscimento è sul tavolo, ma non può esaurirsi in una mera petizione di principio. Deve essere un mezzo da utilizzare al momento più opportuno per riavviare il negoziato. Per arrivarci davvero, allo Stato palestinese”.

La legione straniera che combatte per la Palestina. Sulla Stampa il reportage di Maurizio Molinari in Cisgiordania. Molinari entra nella stanza dell’ospedale di Ramallah dove è ricoverato l’italiano ferito da un soldato israeliano durante gli scontri di venerdì scorso: “Fra bandiere palestinesi, vasi di fiori e strumenti medici l’italiano che si fa chiamare Patrick Corsi è seduto assieme a Sophie, 31 anni di Copenhagen, Malia, 21 anni di Berlino e Karyn, 28 anni dello Stato di New York. Fanno parte di uno dei gruppi dell’«International Solidarity Movement» (Ism)”. Un gruppo unito dalla convinzione che “il conflitto in Medio Oriente abbia come unico responsabile Israele”.

Un sospiro di sollievo. Non è stata rapita da Isis Gillian Ghila Rosenberg, la trentunenne israeliana arruolatasi in Siria con le forze curde. La notizia di Ma’ariv viene riportata oggi da Avvenire.

Sderoket. Sul Foglio, Giulio Meotti traccia una fosca panoramica della vita a Sud di Israele: “Affacciata su Gaza è Sderot, una cittadina di 25 mila abitanti che nella mente degli israeliani è sinonimo di povertà e di pericolo. Sderot ha, infatti, il più alto numero al mondo pro capite di rifugi antimissile: duecento. Per questo la chiamano ‘Sderoket’. Perché a oggi sono caduti sulla città 8.600 missili da Gaza. Nella stazione di polizia locale, i resti dei missili di Hamas sono contrassegnati in giallo, quelli del jihad islamico in grigio. Dal 2009 a oggi, dopo l’operazione Piombo Fuso, il governo israeliano ha investito 120 milioni di dollari a Sderot per fornire a ogni abitante un rifugio”.

I-sraele. Il presidente Giovani Confindustria Marco Gay su Libero racconta le potenzialità d’Israele, protagonista di un progresso tecnologico e non solo. “Che cosa pensereste se vi trovaste a camminare in una città dove il 50% della popolazione ha meno di 35 anni? Vi sembrerebbe di essere finiti in nuovo pianeta stile Inter-stellar? Oppure più semplicemente di essere stati catapultati in un campus universitario della Silicon Valley? È questa la sensazione che si prova camminando per le strade di Tel Aviv. Dopo un viaggio organizzato dal Ministero degli Affari Israeliani, Gay auspica un fruttuoso rapporto tra industrie italiane e israeliane, “una meta da tenere in considerazione”.

Nuovo scivolone per Mario. Le polemiche non si arrestano intorno all’enigmatico calciatore Mario Balotelli. Sulla Gazzetta dello Sport riportata la frase razzista pubblicata dal calciatore su Instagram riguardo SuperMario: “Uno che salta come un nero e mangia i soldi come un ebreo”. Balotelli rischia ora una sanzione da parte della Football Association ma senza scomporsi ha risposto: “Mia madre è ebrea, quindi state zitti”.

Asse Italia-Israele. Sul Tempo il viaggio del presidente della commissione Difesa del Senato in Israele: “Il dibattito sulle spese militari non è solo un affare italiano, ma coinvolge anche Israele, dove da ieri e fino a domani, il presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre, è in visita istituzionale. Nel corso del viaggio, il senatore Pd si confronterà con esponenti politici e di governo, per confermare la giàottima collaborazione trai due Paesi sul versante dell’ intelligence, rafforzare il dialogo su dossier come il contrasto ai terroristi dell’Isis e creare nuovi spazi di collaborazione commerciale e strategica per la sicurezza comune”.

I ritorni. Su il Giornale, il ritorno di Nicolas Sarkozy che ha ripreso possesso del vecchio ufficio nella sede parigina del suo partito, l’Ump. “Sarkozy ha deciso di tentare lavia dell’erosione di consensi a destra. Nei suoi comizi, nelle sue apparizioni l’ex presidente attacca l’Europa e la sua burocrazia, il suo sistema d’immigrazione, la libertà di movimento dentro a Schengen, insiste sul discorso dell’ identità nazionale”.

Insieme contro la tratta. Su Avvenire, il nuovo passo di papa Bergoglio: “Oggi firmerà in Vaticano, insieme ai rappresentanti delle altre religioni mondiali – anglicani, ortodossi, buddisti, indù, ebrei e musulmani – una dichiarazione comune per l’impegno delle fedi all’eliminazione entro il 2020 della schiavitù moderna e della tratta”.

Tra i banchi di scuola. Commovente la storia di Arno Baher raccontata dal Corriere della Sera Milano: espulso dalla scuola elementare di via Stoppani a causa delle leggi razziali, Baher è stato rintracciato dalla stesso istituto è tornerà domani tra i banchi a raccontare la propria epopea travagliata ai giovanissimi alunni.

Otto per Mille. Su La Nazione pubblicata una lettera di un lettore che commenta l’ultima delibera della Corte dei Conti nei confronti dell’Otto per Mille: “è un pesante giudizio negativo sulla situazione, che ripercorre quasi tutte le critiche ai privilegi confessionali”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(2 dicembre 2014)