Medio Oriente – Scontri e tensione in Cisgiordania
Infarto causato da stress, questa la causa delle morte di Ziad Abu Ein, ministro dell’Autorità nazionale palestinese, deceduto ieri nel corso di un duro confronto tra manifestanti palestinesi e l’esercito israeliano. Questo il risultato dell’autopsia di un team composto da medici palestinesi, israeliani e giordani. Diversa però l’interpretazione dell’accaduto: secondo quanto riportato dal ministero della Salute israeliano, Abu Ein soffriva di problemi cardiaci e aveva già subito altri infarti in passato, una condizione già precaria a cui si è aggiunta la tensione dopo lo scontro con il soldato israeliano. L’Anp accusa invece Israele della morte del ministro, e intanto a Hebron questa mattina si sono registrati degli scontri tra rivoltosi palestinesi e forze di sicurezza israeliane. Un’instabilità che non potrà che essere agevolata dalla decisione dei vertici di Ramallah di congelare la cooperazione sul fronte della sicurezza con il governo di Gerusalemme. “Consideriamo Israele completamente responsabile dell’assassinio di Ziad Abu Ein”, le parole di fuoco di Saeb Erakat, capo negoziatore dell’Autorità nazionale palestinese. Parole che destabilizzano ancora di più una situazione già in precario equilibrio e che potrebbe far montare un’ondata di violenza in tutta la West Bank. Come sottolineava l’analista di Haaretz Amos Harel, una delle problematiche è legata al ruolo ricoperto da Abu Ein: un veterano nelle fila di Fatah, amico del pluripregiudicato Marwan Barghouti, che poche settimane fa aveva invocato dalla prigione in cui è detenuto la Terza Intifada, e lui stesso già detenuto nelle carceri israeliane. Abu Ein, infatti, è stato membro di una cellula del terrorismo palestinese, responsabile nel 1979 dell’uccisione di due giovani israeliani. Incarcerato, sarà rilasciato in quanto parte di un accordo sullo scambio di prigionieri tra Israele e palestinesi.
(11 dicembre 2014)