Fra storia e identità

Francesco Moisés BassanoLa storia di Borislav Bereza, ebreo, neoeletto nel parlamento Ucraino nelle file del partito di estrema destra Pravy Sektor – menzionato la settimana scorsa su queste pagine da Gadi Luzzato Voghera – sebbene trattasi sicuramente di un caso ambiguo ed isolato, non si potrebbe considerare in ogni modo una vera e propria anomalia. Se nel Novecento, la popolazione ebraica europea aderì in gran numero ai movimenti e ai partiti della sinistra parlamentare e radicale, ricoprendo talvolta ruoli rappresentativi e di prestigio, non mancano ebrei, che almeno inizialmente, sostennero il fascismo o altri partiti di estrema destra. Come ricorda Zygmunt Bauman, nel libro “Visti di Uscita e Biglietti di Entrata” – pubblicato recentemente da Giuntina – alla base v’era in entrambe le circostanze, al di là di quella che riguardo al pensiero di una certa sinistra Michael Lowy chiama “affinità elettiva”, la ricerca di una maggiore assimilazione/redenzione ed accettazione da parte delle società “ospitanti”. Tentativo che in gran parte, si rivelerà fallimentare ed illusorio e che porterà in egual modo la presenza ebraica, all’interno delle varie istanze politiche, ad essere percepita con imbarazzo e diffidenza. Così come per i numerosi ebrei bolscevichi liquidati successivamente nell’era staliniana con purghe e falsi complotti, per quella minoranza ebraica che accolse con fervore i nazionalismi europei, il destino fu maggiormente avverso, paradossale e tragico.
Bereza, come alcuni suoi corrispettivi del Novecento, non è propriamente un self-hatred jew, categoria che sarebbe forse più facile da comprendere, ma altresì un nazionalista convinto il quale non ha rinnegato, almeno per adesso, il proprio ebraismo. Forse assomiglia di più a uno skinhead ebreo, come viene idealizzato bonariamente nella canzone dei Nofx “The Brews”, che per sopperire alle mille ingiustizie si riscatta adottando lo stile e i metodi dei propri persecutori “Goin’ out to terrorize goyem”, piuttosto che al celebre protagonista ebreo e naziskin del film The Believer, diviso tra due poli opposti.
La contraddizione allora risiede, oltre ai risvolti drammatici da trarre nella storia contemporanea, nella connessione che una persona conserva con il proprio ebraismo e nel coniugarlo di pari passo ad una concezione ultranazionalistica e reazionaria verso il diverso, caratteristica dell’estremismo di destra, ma sicuramente antitetica ai valori e al pensiero ebraico.

Francesco Moises Bassano

(12 dicembre 2014)