A Roma il Simposio Europeo: Conoscere per crescere insieme

simposio europeoL’ebraico mescolato a tutte le lingue dell’Europa, docenti che si ritrovano magari dopo anni, studiosi dallo Yad Vashem, i ministri dell’Istruzione di Italia e Grecia insieme ai rappresentanti dei ministeri dell’Istruzione di 28 paesi. A Roma, al Centro Ebraico Il Pitigliani, sono riuniti oggi i rappresentanti di quella parte di Europa che ha a cuore la Memoria della Shoah, insieme a coloro che quotidianamente sono impegnati sul campo, per educare, formare, far crescere una generazione di giovani consapevoli.
Sono state le parole di Ugo Limentani, presidente del Pitigliani, di cui ha ricordato la storia, ad accogliere gli oltre cento partecipanti al Simposio Europeo “Stabilire una rete europea per l’insegnamento sull’educazione alla Shoah”, organizzato nell’ambito del semestre italiano di Presidenza europea dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, in collaborazione con lo Yad Vashem di Gerusalemme e con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Simonetta Della Seta, consigliere dell’Ambasciata d’Italia per gli affari culturali ed educativi, nel ruolo oggi di moderatrice, ha aperto la prima sessione dando il suo benvenuto ai rappresentanti delle molte istituzioni europee presenti, unite dalla volontà di mettersi in rete per creare un network unico, che possa essere realmente operativo. Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha sottolineato subito come la Memoria sia un dovere per tutti, tanto come conoscenza del passato che come sguardo sul futuro. “Stiamo compiendo qui un passo importante, insieme, che vogliamo diventi un concreto passo avanti verso il nostro comune futuro. Un’occasione importante per tutto il mondo, e sono fiera di affermare che l’Italia ha dimostrato in questi anni il suo impegno concreto in molte diverse maniere.” Nel 2011 è stata firmata un’intesa che permette al Miur di riconoscere agli insegnanti che li frequentano il valore dei seminari dello Yad Vashem. La disseminazione della conoscenza e della consapevolezza, la formazione di una rete di insegnanti e formatori, la creazione di un modello europeo di Holocaust Studies sono gli obiettivi principali del Simposio, e il ministro Giannini ha chiuso il suo intervento ricordando come non si possa mai smettere di essere vigili: “Quello di oggi è un passaggio importante, non solo un riconoscimento del grande lavoro fatto. Dobbiamo avere sempre ben presente che il nostro impegno è fondamentale per il nostro Paese, per la nostra Europa, per il nostro comune futuro”. Idee e principi condivisi dal suo collega Andreas Loverdos, Ministro dell’Istruzione e degli Affari Religiosi della Repubblica Ellenica, che ha aggiunto come la chiave del processo in corso oggi al Pitigliani sia “Unire la conoscenza storica della Shoah con una chiara volontà di cooperare e lavorare insieme. Con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza delle future generazioni”. “La giornata di oggi non ha precedenti, scaturisce da un lungo processo che ha visto Italia e Israele lavorare insieme verso un obiettivo comune”. Queste le prime parole dell’intervento di Mario Giro, sottosegretario agli Esteri, che ricordato anche come tutte le delegazioni italiane in missione o in visita in Israele si rechino allo Yad Vashem, dove tutti i rappresentanti del sistema Italia si raccolgono ogni anno in occasione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio. “La necessità di costruire una diversa idea di Italia e di Europa ha come suo perno le comunità ebraiche, luoghi decisivi della nostra identità”, ha aggiunto, sottolineando anche il ruolo fondamentale di Anna Nardini, coordinatrice di tutte le attività connesse alla memoria della Shoah presso l’ufficio del Primo ministro. Comune a tutti gli interventi un senso di profonda gratitudine per il ruolo svolto dall’Italia non solo nei sei mesi di presidenza europea, ma anche con il suo lavoro costante e con il suo impegno verso la formazione e la messa in atto di interventi pratici, concreti. Lo stesso Eyal Kaminka, Direttore della Scuola internazionale per gli studi sull’Olocausto di Yad Vashem, ha sottolineato l’importanza dell’appuntamento odierno, volto a dare ai docenti strumenti che permettano di essere “dei messaggeri” capaci di raccontare una storia che non si deve smettere di narrare. “Il nostro compito non è di far piangere la gente, ma di combattere l’ignoranza, che è purtroppo ancora molto diffusa, più di quanto si creda”. E la creazione di un network pan-europeo, obiettivo principe del Simposio, è lo strumento migliore per integrare il lavoro dei singoli stati che hanno già sviluppato, nella quasi totalità, accordi bilaterali con lo Yad Vashem. La preoccupazione per gli atti sempre più frequenti di antisemitismo in Europa, molto presente nelle parole del rappresentante dell’ambasciata israeliana in Italia, è condivisa da Vince Szalay-Bobrovniczky, ambasciatore d’Ungheria in Austria e Capo delegazione dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA), che sta elaborando una serie di conferenze di approfondimento, per i prossimi mesi, tra cui un incontro sulla presenza nel discorso pubblico di parole e immagini che si riferiscono alla Shoah, spesso a sproposito, un problema molto sentito anche in Italia. Chiamato a concludere con le sue parole la prima sessione del Simposio Europeo Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha ricordato come il Pitigliani sia “Uno dei luoghi più cari alla Roma ebraica”, un luogo che contribuisce a disseminare cultura e conoscenza, alle cui spalle sorgono i resti di un’antica sinagoga di epoca medievale, in un’area dove risiedeva un nucleo ebraico molto precedente alla creazione del ghetto. “Ricordare, studiare, approfondire la conoscenza della Shoah significa trasmettere valori, insegnare a rispettare i diritti di tutti, lottare contro razzismo e xenofobia, per concorrere a costruire una società aperta e rispettosa di ogni diversità” Il discorso culturale ed educativo, in Italia, ha visto la creazione di numerosi percorsi che hanno contribuito a trasmettere la consapevolezza di quello che è stato, in particolare a partire dall’istituzione, nel 200, del 27 gennaio come Giorno della Memoria. “L’UCEI, ente rappresentativo degli ebrei italiani – ha ricordato ancora Gattegna – è stato chiamato dal ministero per affiancarne gli sforzi volti a costruire progetti di formazione ed educazione” e dal 2012 esiste un protocollo d’intesa pluriennale fra il Miur e l’UCEI che definisce un percorso di approfondimento su queste tematiche. Prima delle lezioni e del lavoro in gruppi Renzo Gattegna ha ancora invitato tutti i presenti a fare squadra, a condividere il proprio lavoro e il proprio impegno in una rete condivisa, “Un percorso importante soprattutto ora che assistiamo a una pericolosa crescita di xenofobia e nazionalismi e all’affermazione, in alcuni stati d’Europa, di partiti apertamente razzisti”.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(15 dicembre 2014)