Il Decalogo secondo Benigni, le reazioni del rabbinato italiano
Grande attenzione e diverse opinioni a confronto, nel rabbinato italiano, per lo show di Roberto Benigni sui Dieci Comandamenti.
“Mi è piaciuto molto e l’ho trovato ricco di spunti interpretativi ebraici. Numerose infatti le suggestioni introiettate con un riferimento, a volte esplicito, ai midrashim. Ad esempio nel momento in cui Benigni descrive il silenzio dell’universo quando Dio inizia a parlare”, afferma il preside delle scuole ebraiche di Roma rav Benedetto Carucci Viterbi. In generale l’apprezzamento è per una modalità di racconto che ha permesso, con efficacia e serietà, “di affrontare il senso delle Dieci Parole”.
“Benigni ha colto pienamente lo spirito dello Shabbat”, il commento del direttore del dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane rav Roberto Della Rocca. In particolare, si spiega, nel momento in cui il comico toscano ha posto l’accento sul tema della disconnessione e sul fatto che il Sabato ebraico sia un giorno consacrato all’anima e allo spirito. Tanto che il rav sottolinea: “La linea è quella dell’esegesi rabbinica, si vede che ha studiato”.
Sulla stessa lunghezza d’onda rav Elia Richetti, ex presidente dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia, che dice: “Benigni ha piacevolmente sorpreso ed è evidente che si sia preparato in modo scrupoloso cogliendo in pieno la profondità del materiale midrashico. Perché se è vero che la lettura dei Comandamenti è avvenuta secondo l’ordine della Chiesa, è innegabile che il suo sia un racconto ebraico”. Nel complesso, chiosa, “un lavoro venuto molto bene”.
Perplesso invece rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova e consigliere UCEI: “Sui social network ho letto espressioni di meraviglia e di fierezza da parte di vari correligionari. Ci voleva davvero uno show televisivo perché si sentisse il bisogno di affermare il proprio orgoglio ebraico con tutto quello che è stato prodotto in millenni di tradizione orale?”. Una domanda, prosegue, che è in linea con l’imminente festa di Chanukkah e con il valore che questa testimonia: la luce chiamata a dissipare il buio dell’assimilazione. Ulteriore elemento di perplessità sollevato dal rav Locci il fatto che, malgrado la peculiare narrazione del Decalogo, Benigni non abbia spiegato nitidamente le fonti del suo monologo. “Non citare il Talmud, il Midrash e la tradizione rabbinica, specie in quel contesto – conclude – è a mio modo di vedere un tentativo di appropriazione”.
“Roberto è una persona sensibile e il suo è un intervento di grande intelligenza che ha riunito tutte le religioni”. Il dottor Cesare Efrati, maskil e gastroenterologo romano che lo conosce bene, a performance conclusa non ha mancato di inviargli un messaggio di felicitazioni. “La sua – dice – è stata una prova segnata da grande entusiasmo e comunicatività. Tra gli aspetti che ho maggiormente apprezzato la parentesi su Dio che viene a cercare l’uomo e il concetto di libertà spiegato attraverso la vicenda della fuga degli ebrei dall’Egitto”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(16 dicembre 2014)