Qui Roma – La Grande Guerra degli ebrei italiani

ebrei alla guerraCombattere per la patria, immolarsi per l’Italia. A cento anni dalla Prima Guerra Mondiale, il Museo Ebraico di Roma inaugura oggi alle 18 la mostra “Prima di tutto italiani. Gli ebrei romani e la Grande Guerra”: un ricca esposizione di foto, lettere e documenti che testimoniano l’impegno al fronte di una delle comunità ebraiche più antiche del mondo. Alle 15.00 verrà illustrata alla stampa alla presenza del ministro della Difesa Roberta Pinotti, il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il rabbino capo Riccardo Di Segni, l’assessore alla Cultura della Comunità Ebraica di Roma Gianni Ascarelli e la direttrice del Museo Ebraico di Roma Alessandra Di Castro. Un’occasione per esplorare conflitti ed identità prima del dramma e lo sradicamento avvenuto a partire dalle leggi razziste e culminato durante la Shoah. La curatrice Lia Toaff racconta come ha preso piede l’iniziativa: “L’idea è nata per caso. La famiglia Di Porto ha portato al museo delle lettere. Erano le missive dal fronte di Gabriele Anticoli, partito per combattere la Grande Guerra. Il contenuto ci ha subito affascinato: Gabriele scambiava anche lettere da fronte a fronte dove era impegnato anche il fratello. A partire da questo, abbiamo allargato la ricerca a macchia d’olio indagando negli archivi storici. Ne è emerso un quadro interessante che ha visto un cambiamento sostanziale nell’identità italiana degli ebrei romani a partire ovviamente dall’emancipazione ottenuta con il Risorgimento. Emancipazione che però non ha mai fatto disperdere tradizioni e fede. Dai documenti emergono infatti le richieste dei soldati di avere licenze per le festività ebraiche ed il Kippur e la richiesta di pane azzimo. A fare inoltre da rabbino militare fu Angelo Sacerdoti, il fondatore della scuola ebraica di Roma. L’identità italiana era però altrettanto forte; le lettere sono continue dichiarazioni di lealtà verso la patria ed i Savoia e rimarcano continuamente il dovere in quanto italiani di combattere. Dai documenti storici della comunità si riscontra inoltre come negli anni successivi furono fatte cerimonie per feriti e mutilati di guerra. Gli ebrei non volevano trattamenti speciali, volevano essere soldati come tutti”. “Infine – continua Toaff – all’interno dell’esposizione, verrà proiettato un filmato con materiale iconografico con le letture delle missive da parte dell’attore Silvio Muccino. Si può concludere che ‘Prima di tutto italiani’ è un mosaico di ricordi di famiglie. Famiglie ebraiche ed italiane”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(16 dicembre 2014)