Israele – Diplomazia e duelli elettorali
“Il mondo ascolta me, non Bibi o Bennett”. La campagna elettorale è in corso in Israele e gli avversari politici si scambiano convenevoli. Così Tzipi Livni risponde alle critiche del Likud, in merito al suo colloquio con il Segretario Usa John Kerry. Secondo quanto riportavano i media israeliani, nel colloquio con Kerry, la leader del partito Hatnuah avrebbe chiesto agli americani di posticipare a dopo le elezioni israeliane del 17 marzo il voto alle Nazioni Unite sulla risoluzione palestinese in cui si chiede il riconoscimento dello Stato di Palestina. “Non ho chiesto di ritardare il voto sulla risoluzione, ho chiesto che non ci sia affatto un voto”, ha risposto oggi la Livni in un’intervista alla radio dell’esercito israeliano. Per poi dare una stoccata agli avversari: “La differenza tra me e Netanyahu e Bennet è che il mondo mi ascolta”. E visto lo scarso feeling che la Casa Bianca ha dimostrato con il premier Netanyahu, le carte in mano all’ex ministro della Giustizia hanno un discreto valore. Diversi analisti, infatti, sottolineano che gli Stati Uniti potrebbero muoversi sul fronte diplomatico per fermare, almeno temporaneamente, l’iniziativa palestinese in modo da non dare eventuali appigli al Likud e alla destra israeliana in campagna elettorale. Intanto a cercare di farsi sentire, dopo essere stato pesantemente indebolito nel conflitto estivo, è il movimento terroristico di Hamas. Venerdì è partito un razzo contro il territorio israeliano. Non sono stati registrati danni ma è il segnale che nella Striscia di Gaza qualcosa si muove (questo è il terzo colpo di mortaio dalla firma della tregua estiva con Israele). E un segnale lo ha dato di rimando Israele a Hamas: a distanza di ore dall’attacco dei terroristi di Gaza, i caccia di Tsahal hanno distrutto una struttura usata per ricostruire i tunnel sotterranei nella Striscia, ha dichiarato il ministro della Difesa Moshe Yaalon.
Daniel Reichel
(21 dicembre 2014)