viaggio…
Nel raccontare il viaggio di Ya‘aqòv per raggiungere suo figlio Yosèf in Egitto, la Torah riferisce: <
Una prima difficoltà di questo testo è data dall’appellativo “D. di Itzchàq”: perché non viene ricordato qui anche Avrahàm, come è sempre avvenuto finora? Rav Isacco Samuele Reggio osserva: “Ya‘aqòv offrì sacrifici a Be’èr Shéva‘, nella stessa città dove aveva offerto un sacrificio suo padre Itzchàq dopo che D. gli Si era rivelato. Ya‘aqòv fece ciò nella speranza che D. gli rivelasse la Sua volontà (ovvero se poteva o meno scendere in Egitto), visto che a Itzchàq l’uscita dalla terra d’Israele era stata proibita”. Ya‘aqòv era dunque in forse sulla liceità della sua partenza dalla sua terra, benché l’avesse già sperimentata una volta. Anche il responso divino presenta qualche difficoltà: <
Quest’espressione, “Io scenderò con te in Egitto ed Io ti farò risalire certamente”, indica anche che D. è con Israèl sempre, ovunque si trovi. Dissero infatti i nostri Maestri: “Ovunque il popolo ebraico fu esiliato, D. era con loro: quando erano in Egitto D. era con loro, quando erano in Babilonia D. era con loro”. Ciò spiega il miracolo della sopravvivenza del popolo ebraico, che pur vivendo disperso da ben duemila anni, pur essendo stato perseguitato ripetutamente fino ad essere prossimo alla distruzione, sopravvive, perché, come dice la Haggadà di Pésach, “il Santo, Benedetto Egli è, ci salva dalle loro mani”. Dobbiamo quindi essere sicuri che, come già tre volte la salvezza ha portato al ritorno in Eretz Israèl, si realizzerà quanto promesso: “Tornerà a radunarti da tutti i popoli ove ti aveva disperso… e ti porterà il Signore tuo D. alla terra che ereditarono i tuoi padri”.
Elia Richetti, rabbino
(25 dicembre 2014)