Pagine Ebraiche Gennaio 2015 – Diritto alla bellezza
בת שיתין כבת שית לקל טבלא רהטא A sessant’anni come a sei, corre dietro alla voce del tamburo!
È ora di riporre la lampada usata ininterrottamente per otto giorni. Ma prima, dovrà passare una attenta pulizia per rimuovere la morchia d’olio o la cera accumulata che l’ha resa fuligginosa e scurita. Pare che questa sia l’origine per cui una donna attempata, brutta e segnata dall’età tra gli ebrei di Livorno e di Modena si chiama chanuccà. Anche a Roma, con l’espressione “faccia da chanuccà” si allude a una vecchia bacucca. Tempi in cui tra noi ancora non era entrato in uso il vocabolo – inventato di sana pianta – Chanukkyah! A parte quel ridotto numero di giovani spose acqua e sapone, esaltate dal talmud di ketubbot con la frase לא כחל ולא שרק ולא פרכוס ויעלת חן “ né ombretto, né rossetto, né messa in piega, eppur bella”, la donna, ad ogni età, ha diritto di acconciarsi e imbellettarsi, senza paura di essere giudicata e descritta come chi “si è messa i fiocchi della chanuccà”, altro modo di dire giudeo italiano. Un diritto tanto forte da respingere persino il decreto rabbinico che proibirebbe l’uso di cosmetici di festa. Un’attività che, in linea di principio, poteva essere vietata perché non direttamente legata al cibo – la cui preparazione è ammessa di moed – e a ragione del fatto che richiede un impegno gravoso.
È raccontato nel trattato di moed Katan che la moglie di Rav Hisdà, si truccava di festa di fronte alla nuora. Era presente anche Rav Hunnà perplesso se ciò fosse consentito a una donna matura, con figli e nipoti. I rabbini, a suo modo di vedere, avevano espresso tolleranza, ma avevano in mente le ragazze giovani, per le quali truccarsi era un po’ come fare festa. Questa signora di mezza età, che andava cercando con questa inappropriata bizzarria fuori tempo?
Intervenne incisivamente il marito dicendo: “Dio bono, anche a tua mamma, e alla mamma di tua mamma è lecito fare altrettanto. Persino a una donna sulla soglia della fossa. La gente infatti usa dire: “A sessant’anni come a sei, corre dietro alla voce del tamburo”. Non ha limiti d’età l’ambizione a farsi belle. Non si tratta solamente di come uno appare, il rilievo va dato sopratutto a come, l’attenzione al corpo, ci fa sentire meglio. Lo stato di compiacimento e sicurezza in se stessi fa parte della “simchà” – la gioia – della festa ed è questo che hanno inteso tutelare i rabbini.
Sara, la matriarca, che il midrash ci dipinge a cent’anni bella come a venti, si sarà aiutata con qualche pennellata di fard?
Amedeo Spagnoletto, sofer
COSÌ DICE LA GENTE… כדאמרי אינשי, Pagine Ebraiche Gennaio 2015
(28 dicembre 2014)