Medio Oriente, l’analisi di Israele
Siria e Iran, i pericoli per Israele. Cosa accadrà nei prossimi mesi in Medio Oriente? L’intelligence israeliana ha presentato ieri ai vertici militari e politici un report in cui analizza sia la situazione interna delle forze militari sia divisioni e conflitti che caratterizzano i paesi vicini. A pubblicarne un riassunto, il sito di Yedioth Ahronot, ripreso da Daniele Raineri sul Foglio. Le problematiche maggiori riguardano, riporta il report (in cui si sottolinea l’incognita dovuta alle prossime elezioni israeliane), la profonda instabilità di alcuni paesi mediorientali e del Nord Africa: Siria, Iraq, Yemen e Libia, affermano dall’intelligence, sono prossime al frazionamento. E l’attenzione di Gerusalemme è rivolta soprattutto a Nord, al confine siriano: nel Golan per il momento Israele si è attenuta a dare supporto umanitario ai ribelli moderati siriani ma la presenza di Hezbollah e degli uomini di Jabaht Al Nusra (costola siriana di Al Qaeda) potrebbe far precipitare le cose. Non che ci sia una qualche fiducia in Assad: per i servizi israeliani il regime di Damasco nasconde ancora armi chimiche. Ultimo punto l’Iran, con la bocciatura dell’accordo proposto dagli Stati Uniti a Teheran sul programma nucleare.
Obama e le aperture all’Iran. Cuba, Medio Oriente, il razzismo interno agli Stati Uniti. Su Repubblica il testo dell’intervista di Steve Inskeep al presidente americano Barack Obama. Tra i punti toccati anche il rapporto con l’Iran: “è un Paese grande, progredito – afferma il presidente – con una comprovata tradizione di terrorismo sponsorizzato dallo Stato; sappiamo che voleva sviluppare un’arma nucleare e che ha danneggiato i nostri alleati; [ è un Paese ] la cui retorica, oltre ad essere esplicitamente anti-americana, è stata anche incendiaria nei confronti dello Stato di Israele”. Obama chiede quindi a Teheran di dimostrare di aver cambiato politica e di abbandonare l’intenzione di proseguire sulla strada del nucleare.
L’Onu e la questione palestinese. Gli Stati Uniti hanno avvisato i vertici di Ramallah: porremo il veto in caso proponiate ora una risoluzione per il riconoscimento della Palestina all’Onu. Abu Mazen ha presentato comunque la bozza (Repubblica) in cui chiede “l’abbandono dei territori occupati entro il 2017”. Il voto è previsto per oggi ma sembra che i palestinesi potrebbero attendee l’ingresso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite i paesi considerati amici. Intanto Israele ribadisce come ogni azione unilaterale sia inutile quanto dannosa alla pace.
Anp-Hamas, si litiga sulla ricostruzione di Gaza. Accuse reciproche tra i vertici del movimento terroristico di Hamas e quelli dell’Autorità nazionale palestinese a causa del ritardo dei lavori del dopo-conflitto con Israele. “Le stime indicano gli sfollati in oltre 100 mila. Per assisterli occorrerà facilitare l’ingresso di materiali di costruzione: cosa che implica l’attivazione a tempo pieno dei valichi con Israele e con l’Egitto” (Giorno-Carlino-Nazione). Israele però vuole rassicurazioni: i materiali edili non devono essere requisiti da Hamas e poi essere utilizzati per scopi terroristici.
Le soldatesse israeliane e il tabù smalto. “Le donne-soldato, scrive il tabloid Israel Ha-Yom, potranno finalmente smaltarsi le unghie con la lacca rossa. Mentre già sulle reti sociali la notizia prendeva quota e destava prime emozioni, le autorità hanno chiarito: per ora il provvedimento riguarda solo le militari di carriera”, scrive Aldo Baquis sul Quotidiano Nazionale raccontando la rimozione e i perché del divieto di smalto nell’esercito israeliano.
Il destino delle donne occidentali votate all’Isis. “Partono dall’Occidente per la causa, ma giunte a destinazione vengono obbligate a sposarsi altre diventano poliziotte della moralità, o dirottate nei bordelli per soddisfare gli uomini”, scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale, raccontando il destino delle donne occidentali vittima della propaganda pro Isis.
Italiani al fronte, miti da sfatare. Sul Messaggero la presentazione dell’ultimo libro di Mario Avagliano e Marco Palmieri “Vincere e vinceremo! Gli italiani al fronte”. Saggio in cui vengono raccolte le lettere e i diari dal fronte dei soldati italiani e da cui emerge la “partecipazione degli italiani alla guerra ideologica e totale, fatta di crimini, razzismo e repressioni sanguinarie” che, scrive il Messaggero, “lascia davvero pochi dubbi sul comportamento dei nostri soldati in guerra, con le terribili stragi in Tessaglia e Macedonia perpetrate tra il 1942 e il 1943, tra saccheggi, omicidi, furti, rapine, stupri e incendi di villaggi, per non parlare della Jugoslavia, o le giornate di «carta bianca» a Podgorica, le deportazioni e gli internamenti in Dalmazia, le rappresaglie nella campagna di Russia”.
Chi è Licia Pinelli. La moglie dell’anarchico morto nella Questura di Milano nel 1969 ha raccontato la sua vita in un libro, “Dopo”. “Licia Pinelli – scrive Gad Lerner su Repubblica – ci racconta con struggente serenità come sia stato possibile elaborare un lutto scevro dal rancore ma fermo nel presidiare l’onore di Giuseppe Pinelli”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(30 dicembre 2014)