Buongiorno Italia, l’edizione speciale del Corriere Merkos, quando l’assistenza è kosher
“L’altro paese, quello delle buone notizie”. Si presenta così l’edizione speciale del Corriere della sera datata primo gennaio 2015. Un’edizione interamente dedicata ai fatti, alle storie, ai personaggi che sono in grado di regalare un po’ di ottimismo per il nuovo anno. Tra le esperienze che vengono riportata con maggior risalto l’istituzione di Beteavon la prima cucina kosher sociale d’Italia fondata a Milano dal movimento Chabad-Lubavitch. “La cucina sociale kosher regala pasti a domicilio”, titola a tutta pagina il Corriere. “Cuciniamo quotidianamente per i nostri studenti. Ci siamo interrogati: perché limitarci a loro? Perché non trasformare una piccola cucina comunitaria in una grande cucina di tutti?” spiega il rabbino Igal Hazan raccontando l’origine del progetto Beteavon, rivolto oggi a un numero sempre più significativo di persone in difficoltà, permanente ma anche transitoria. Una mano viene infatti tesa anche a chi attraversa problematiche meno strutturali come la madre a letto per una gravidanza a rischio, il giovane solo convalescente, la coppia di anziani che con il freddo fatica a uscire per la spesa. “Le fragilità, in un momento di crisi, sono tante. Ma Beteavon non pensa solo all’emergenza”, scrive l’articolista.
“L’altro paese, quello delle buone notizie”. Si presenta così l’edizione speciale del Corriere della sera datata primo gennaio 2015. Un’edizione interamente dedicata ai fatti, alle storie, ai personaggi che sono in grado di regalare un po’ di ottimismo per il nuovo anno. Tra le esperienze che vengono riportata con maggior risalto l’istituzione di Beteavon, la prima cucina kosher sociale d’Italia fondata a Milano dal movimento Chabad-Lubavitch. “La cucina sociale kosher regala pasti a domicilio”, titola a tutta pagina il Corriere.
“Cuciniamo quotidianamente per i nostri studenti. Ci siamo interrogati: perché limitarci a loro? Perché non trasformare una piccola cucina comunitaria in una grande cucina di tutti?” spiega il rabbino Igal Hazan raccontando l’origine del progetto Beteavon, rivolto oggi a un numero sempre più significativo di persone in difficoltà, permanente ma anche transitoria. Una mano viene infatti tesa anche a chi attraversa problematiche meno strutturali come la madre a letto per una gravidanza a rischio, il giovane solo convalescente, la coppia di anziani che con il freddo fatica a uscire per la spesa. “Le fragilità, in un momento di crisi, sono tante. Ma Beteavon non pensa solo all’emergenza”, scrive l’articolista.
“Non è facile aiutare, superare barriere e resistenze psicologiche” sottolinea Yudith Luzzati, che segue il contatto con i clienti. Significativi, per questo, gli sforzi adottati per rispettare la privacy e la dignità di ogni assistito.
Il cibo viene così contrassegnato da un’etichetta che riporta un codice. E a ogni codice corrisponde un nucleo familiare. Niente nomi, nessun riferimento sulla destinazione dei pasti. “Siamo solo in due a sapere, oltre all’autista e ai volontari della consegna” sottolinea Luzzati.
In cucina, al pianterreno della Merkos, si alternano oggi 25 volontarie, tra cui alcune donne non ebree. L’obiettivo per il 2015 è di arrivare a 1500 pasti la settimana e di rafforzare la collaborazione con altre realtà attive nel mondo del volontariato e dell’assistenza. “Volontari ebrei con volontari cristiani che sfamano cinesi, arabi, europei dell’Est. Che meraviglia”, commenta rav Hazan.
a.s twitter @asmulevichmoked