La reazione di Abu Mazen
“Togliersi lo schiaffo dalla faccia” Così Fiamma Nirenstein su Il Giornale descrive la decisione di Abu Mazen di replicare immediatamente alla sconfitta rimediata al Consiglio di sicurezza dell’Onu che, senza nemmeno che gli Stati Uniti dovessero opporre il veto, non ha dato ai palestinesi i nove voti necessari al riconoscimento della mozione presentata dalla Giordania. Firmare il trattato di Roma per entrare a far parte della Corte Criminale dell’ Aja è una “pallida vendetta che apre un 2015 infuocato in Medio Oriente”. La Nigeria “evidentemente grata a Israele per i consigli e l’aiuto contro i terroristi di Boko Haram” e una “timida Europa” hanno portato al rifiuto di una mozione impresentabile: “aboliva del tutto di fatto il principio della trattativa, definiva i futuri confini dello Stato palestinese, stabilendo che fossero quelli del 1967. Ma persino la risoluzione 242 dell’Onu non prevede che lsraele dobba lasciare completamente i territori conquistati in una guerra di difesa, e necessari, almeno in parte, alla sicurezza. La mozione arrivava a dire che se in tre anni non saranno raggiunti insultati desiderati dai palestinesi, compresa Gerusalemme capitale e diritto al ritorno, questo avverrà automaticamente.”
Internazionalizzare il conflitto. Questa pare essere la decisione presa da Abu Mazen: dopo aver acquisito nel 2012 lo status di osservatore dell’Assemblea delle Nazioni Unite, ora ha deciso di porre la propria firma sotto venti trattati internazionali e ha siglato anche lo Statuto di Roma, che gli permetterà di chiedere che la Corte penale internazionale processi Israele per crimini di guerra.
Per il Corriere della Sera “Con questo colpo di coda, l’ottantenne presidente dell’Anp riprende un po’ di scena, incassa il plauso dei rivali-alleati di Hamas e porta scompiglio in Israele, a due mesi e mezzo dal voto.” Ma iI ministro israeliano Naftali Bennett ricorda che all’Aja pendono anche le denunce contro Hamas e l’uso di scudi umani, e Netanyahu replica che “Ci aspettiamo che la Corte respinga l’ipocrita richiesta palestinese”.
Irritazione e delusione L’ambasciatore di Francia in Israele ha ricevuto un invito ufficiale per recarsi oggi al ministero degli Affari Esteri. Non una convocazione, per ora, ma il testo dell’invito è chiaro: “Desideriamo chiarire un punto d’attrito, di disaccordo, ed esprimere la nostra delusione in seguito al voto di martedì espresso dalla Francia al Consiglio di Sicurezza dell’Onu in favore di un progetto di risoluzione palestinese particolarmente estremista.” (Le Figaro)
E a Gaza a Capodanno… Sul lungomare, in un grande albergo inaugurato pochi mesi prima dell’ultimo conflitto, c’è chi ha comunque festeggiato: “Notabili, proprietari terrieri in affari con gli enti umanitari, quel che resta del ceto imprenditoriale dopo le distruzioni a tappeto della zona industriale di Shujaiyeh, maghi dell’import export attraverso i tunnel di Rafah. (…) Il cenone, a buffet, viene servito in terrazza da una squadra di camerieri che indossano cappelli di paillettes, gilet dorati e papillon in tono. Sotto di noi è la spiaggia che le bombe non hanno risparmiato. Sull’orizzonte scuro incrociano, minacciose, le navi della marina israeliana. Ma nessuno ci fa caso. La politica sembra bandita.”
L’inviato di Repubblica dopo aver descritto la serata scrive che “Gaza è l’emblema della spaccatura che da quasi 10 anni lacera il popolo palestinese.” Hamas non sembra in grado di governare la ricostruzione ma il governo “di consenso”, voluto dal presidente Abu Mazen dopo l’apparente riconciliazione con gli islamisti non è meno impotente e nessuno ora pare sapere chi governa la Striscia. “Nessuno, continua, si fa molte illusioni che le cose cambieranno” e “a sentire il popolo che abita tra le macerie, nessuno finora si è fatto vivo”.
Un fox terrier per Hitler Sul Corriere della Sera Ranieri Polese descrive la polemica sollevata in Germania da Sirius, di Jonathan Crowe, un romanzo particolare che racconta gli anni più bui della storia tedesca alltraverso le vicende del protagonista, un fox terrier, nato a Berlino nel 1938 e accolto da una ricca famiglia ebrea, i Liliencron.
Ada Treves twitter @atrevesmoked
(2 gennaio 2015)