Nugae – Cultura
Visto che il Ministero dei beni culturali ci tiene a ricordare pure alla televisione che la prima domenica del mese l’ingresso ai musei è gratuito, è il caso di elaborare un piano di battaglia efficace per non fare troppe ore di fila alla mostra di Chagall al Palazzo Reale di Milano. A quanto pare è presa d’assalto, si vede che le attività culturali hanno un je ne sais quoi di magnetico. È quello che faceva pensare anche la notizia, che a questo punto torna in mente sgomitando tra le orde di articoli noiosi di classifiche di fine anno stipati nel cervello, che il dizionario americano Merriam-Webster ha nominato “cultura” come parola dell’anno. Sicuramente meglio dell’inquietante “vape” (fumare sigaretta elettronica) degli inglesi dell’Oxford Dictionary e dell’inflazionato “selfie” dello Zanichelli che si sveglia ora. La scelta, basata attenendosi agli imparziali numeri sul picco di ricerche della voce nel 2014, è stata considerata significativa sicuramente di una grande attenzione all’argomento nelle sue definizioni tanto varie, ma allo stesso tempo di un’evidente confusione legata ad essi. Forse perché il termine è stato spesso usato in modo ambiguo accostandolo in neologismi arditi e non certo felici a specificazioni come “della violenza” o “della droga”. Eppure di per sé avrebbe accezione abbastanza neutra, anzi tendente al positivo se considerata nel suo aspetto di arricchimento personale. Così la cultura si manifesta come un’entità sfuggente, e in effetti lo è sotto molti punti di vista. A volte, proprio per quel suo lato buono, è persino fonte di ossessione: in fondo si è sempre troppo ignoranti, e tra le tante cose da imparare non è immediato concentrarsi su una. L’anima romantica fa i capricci, e più si cerca di accontentarla più per sua natura si lamenta la sciagurata. In sintesi, cultura è affannarsi su libri e dizionari per ottenere un titolo da festeggiare con brindisi a non finire ma che alla fine tanto è ancora assolutamente misero senza accumularne altri. E obbligarsi a leggere i romanzi russi, senza voler ammettere di trovarli tanto lenti. Però è anche ascoltare e accompagnare con canto a squarciagola l’omnia discografia di Tiziano Ferro in una notte di turbamenti (mai sottovalutare la cultura pop, bisogna sempre sapere come affrontare le trappole dei sentimenti). E pure compiacersi di scrivere ovunque il proprio nome con l’alfabeto greco, e rivedendolo compiacersi della propria originalità (anche lo sfoggio ha il suo charme). E una volta accettata questa multiforme definizione, ripensando alle figure fluttuanti e colorate di Chagall, si può essere felici di pensare che i fondo cultura è nutrirsi di cose belle ogni volta che si può. Poi per le ossessioni ci si può sempre appellare al buon vecchio Socrate, ed è sapienza a fiumi.
Francesca Matalon
(4 gennaio 2015)