Je suis Charlie, il dolore della Francia
Il 7 gennaio 2015 sarà un giorno tristemente storico, verrà ricordato come un attacco alla Francia, al mondo intero e alla libertà. Sono le 11 e 30 del mattino quando due uomini fanno irruzione nella redazione parigina del giornale satirico “Charlie Hebdo”, già precedentemente minacciato nel 2006 e nel 2011 per aver pubblicato delle vignette che ritraevano Maometto e deridevano i fondamentalisti islamici, e uccidono, all’urlo di ‘Allah è grande’, dodici persone, tra queste anche il direttore della testata Stéphane Charbonnier. L’ultima vignetta che firma lo stesso Charb è terribilmente profetica: ritrae un talebano che ‘rassicura’ di non preoccuparsi del fatto che in Francia non ci siano ancora stati attentati perché: “C’è tempo fino alla fine di gennaio per fare gli auguri”.
Caccia all’uomo. Sul Corriere della Sera Marco Imarisio aggiorna sulle ricerche della polizia: i colpevoli sarebbero due fratelli, Said e Chérif Kouachi, due trentenni di orgine algerina, nati in Francia (i testimoni hanno inoltre confermato come gli attentatori parlassero perfettamente francese) e tornati da poco dalla Siria. Il terzo complice, il diciottenne Amid Mourad, si sarebbe invece arreso e consegnato alla polizia al confine con il Belgio. Sul Corriere si ricostruisce inoltre il percorso della famigerata Citroën C3 nera a bordo della quale si sono spostati gli assassini: inseguiti si dirigono verso nord tamponando un’altra macchina, abbandonano poi la stessa e si impossessano di una Renault Clio riprendendo la fuga verso Porte de Pantin. Stamane un’altra sparatoria ha terrorizzato Parigi, sul sito del Corriere della Sera si legge che “Al sud di Parigi, a Montrouge, non lontano dalla Porta di Chatillon, sono rimasti feriti due vigili: stavano intervenendo sul luogo di un incidente in cui sembra coinvolta una Clio bianca, un’auto simile a quella su cui i due attentatori sono fuggiti mercoledì sera”.
La reazione del mondo. “Attacco codardo” condanna il presidente USA Barack Obama, “Crimine cinico” gli fa eco il leader russo Vladimir Putin. Andrea Garibaldi sul Corriere della Sera raccoglie le voci dal mondo dopo il massacro di “Charlie Habdo”. “Attacco vigliacco rifiutato dall’autentica religione islamica” affermano fonti governative dell’Arabia Saudita mentre Nabil al-Arabi, segretario generale della Lega Araba, condanna con forza l’attentato. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu lancia poi un monito: “Il terrorismo islamista non guarda in primo luogo a Israele ma punta a distruggere tutte le società dei paesi liberi”. Il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi avverte infine che: “Il Consiglio europeo dovrà esprimere un messaggio di unità molto forte contro il terrorismo, la sua ideologia, l’orrore che rappresenta”. Renzi ha incontrato ieri l’ambasciatrice di Francia Catherine Colonna dichiarando: “Siamo tutti francesi”.
Gli occhi delle vittime. Sul Corriere della Sera, sfila la terribile galleria di ritratti delle dodici vittime dell’attacco nella redazione del giornale francese. Tra questi, il direttore Stéphane Charbonnier, conosciuto dai lettori semplicemente come Charb che aveva raccontato a France Info come “la caricatura permetteva di sublimare la violenza: chissà cosa saremmo diventati senza matita”. Georges Wolinski aveva ottant’anni, era nato a Tunisi da madre franco-italiana e padre ebreo polacco: “Era irriverente, usava doppi sensi, aveva una vena pessimista”. Ma c’erano anche Cabu, antimilitarista laico, Tignous che si era dato questo nome d’arte in onore della nonna che lo additava come “una piccola tigna”, l’economista Bernard Maris, Michel Renaud che era in redazione per incontrare Cabu, Honoré autore di rebus letterari e il correttore di bozze Mustapha Ourad. Fa rabbrividire tutta la Francia l’esecuzione, usciti dallo stabile, del poliziotto musulmano Ahmed Merabet “giustiziato in strada con un colpo alla testa mentre alza le braccia in segno di resa”. Ucciso anche il poliziotto Franck Brinsolaro che si occupava della protezione del direttore Charb.
Gli occhi delle vittime/2. L’uccisione del poliziotto Ahmed Merabet viene commentata sul Giornale da Fiamma Nirenstein: “Ahmed sapeva di affrontare assassini ben armati… e ha cercato lo stesso di fermarli. La loro preparazione e la loro flemma appaiono tali da cancellare per sempre l’idea del «lupo solitario» mezzo pazzo. Gli eroi uccisi ieri erano tutti combattenti della battaglia della libertà, contro quelli che «amano la morte più di quanto noi amiamo la vita»”.
Gli occhi delle vittime/3. Sulla Stampa Gianni Riotta ritrae il vignettista Georges Wolinski: “Sangue ebreo, Europa Est e Italia, città natale araba, indole sensuale, dove le curve delle donne diventano sarcasmo contro i femminismi militanti. Nei bar di Rive Gauche, Wolinski se la cava con qualche litigata furibonda, letteracce come quelle contro Linus, musi lunghi”. Sul Messaggero viene inoltre ricordata una sua frase: “Non esiste l’umorismo ebreo, nero, irlandese, slavo, ceco, arabo. Non ci sono cento umorismi, c’è solo l’umorismo. Come il fuoco, l’acqua, l’aria, l’oro è fatto sempre delle stesse cose…”.
Jihad made in France. Sulla Stampa l’analisi di Maurizio Molinari che esordisce: “Con la strage di giornalisti nella redazione di «Charlie Hebdo» gli integralisti hanno portato la jihad nel cuore della Francia, aprendo quella che punta ad essere una campagna di terrore nel cuore dell’Europa”.
Allarme Europa, allarme Italia. Quella che si apre è una campagna del terrore che preoccupa fortemente l’Italia. Nel paese c’è massima allerta e paura dei ‘lupi solitari’, la nuova frontiera del terrorismo. A trattare dell’argomento il Messaggero. Mentre le città di Roma e Milano sono blindate, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha dichiarato alla trasmissione ‘Porta a porta’ come l’Italia “sia un bersaglio. Non possiamo sottovalutare alcun elemento”. Intanto il volto del Front National francese Marine Le Pen accusa: “I servizi francesi sono inefficienti”.
Sottomessi? Sul Foglio grandissimo spazio al libro “Soumission”, sottomissione, di Michel Houellebecq, un romanzo che narra: “La favola della conversione all’islam di un professore della Sorbona, in concomitanza con l’elezione nel 2022 di un musulmano moderato alla presidenza della Repubblica”. Il tono profetico di Houellebecq non era stato risparmiato dallo stesso “Charlie Hebdo” che lo aveva ritratto travestito da mago mentre spiegava dell’imminente conquista della Francia da parte dei musulmani. Dopo l’attentato lo scrittore è stato immediatamente messo sotto scorta. Houellebecq, racconta il Corriere della sera, è scoppiato in lacrime una volta appreso che tra le vittime compariva il nome dell’economista Bernard Maris, suo caro amico.
Psicosi e umanità. Intervistato dalla Repubblica lo scrittore Marek Halter ha dichiarato: “Trentamila fanatici stanno terrorizzando sette miliardi di esseri umani, e possono farlo perché questi sette miliardi di individui non si tengono per mano. Quando ciò avverrà i terroristi scompariranno nel nulla”.
Silenzio parla Eco. Umberto Eco dichiara oggi al Corriere della Sera: “Ma certo lo si può dire dell’Isis, che è una nuova forma di nazismo, con i suoi metodi di sterminio e la sua volontà apocalittica di impadronirsi del mondo”.
Je suis Charlie. In centinaia si sono affollati ieri per gridare la propria vicinanza alla redazione di “Charlie Hebdo”, l’hashtag #jesuisCharlie è virale su twitter. Oggi vignettisti e direttori delle più grandi testate italiane scrivono il proprio commento. Da Ezio Mauro: “Il bersaglio, come è evidente, è la libertà in cui viviamo credendo di essere in pace” a Staino, Vincino ed Emilio Giannelli che su Leggo ha dichiarato: “Non dobbiamo farci intimidire, è quello che vorrebbero. Dobbiamo essere tutti uniti nel condannare quanto accaduto, non solo a parole ma anche nei fatti”.
Je suis Charlie/2. Ieri a Roma a piazza Farnese si è tenuto un flash mob per condannare il massacro, presente anche il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici: “Si tratta di un’azione feroce e precisa che è andata a colpire il cuore dell’Europa democratica, i suoi valori fondanti. Adesso bisogna riuscire a coniugare la lotta al fondamentalismo con la libertà di espressione, culturale e religiosa, compreso l’Islam”. Ariportare la notizia l’edizione romana di Repubblica.
Je suis Charlie/3 Sempre a piazza Farnese oggi pomeriggio alle 18 si terrà la fiaccolata indetta dalla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi) per la libertà d’espressione. Ad aderire anche la redazione di Pagine Ebraiche.
Ti ricordi di Theo? In tanti hanno oggi un ricordo per il regista olandese Theo Van Gogh, ucciso barbaramente dopo una condanna a morte da parte degli estremisti islamici. Delle vittime dimenticate, che precedono il trauma che ieri ha sconvolto la Francia, scrive oggi sul Corriere della Sera Pierluigi Battista.
Novità su Pio XII. Su Libero annunciata la ricerca di Antonello Carvigiani che, pubblicato dalla rivista “Nuova Storia Contemporanea”, ritiene di aver trovato un tracce di un testo che documenterebbero il tentativo del papa Pio XII di salvare gli ebrei di Roma durante la Shoah.
Singer latin lover. Sulla Stampa Maurizio Molinari racconta “dell’harem di traduttrici e amanti” del quale si circondò lo scrittore Isaac Bashevis Singer. Sull’argomento ritorna la scrittrice Elena Loewenthal con un articolo dal titolo “La passione vorace di un grande affabulatore”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(8 gennaio 2015)