ibrido…

Qualcuno si è sconvolto perché su queste pagine Yosef figlio di Yaakov è stato definito ‘ibrido’. Yosef è una figura di straordinaria modernità. È profondamente e moralmente ebreo, eppure è viceré d’Egitto, avendone, per necessità prima e per capacità poi, assorbito la lingua e la cultura. È straordinariamente moderno perché non cede nulla del proprio ebraismo in nome della cultura egiziana eppure sa essere un leale figlio d’Egitto. È ibrido nel linguaggio, ma non nel cibo e nella moralità. È il primo vero ebreo in Diaspora. È il padre di coloro che vivono con più mondi e più culture. È il padre di chi vive a Gerusalemme e parla italiano in casa, ebraico per strada ed inglese al lavoro. Yosef è il padre ibrido di che in un tempio ai Parioli “vende” le mitzvoth in arabo, di chi mangia da duemila anni gli aliciotti con l’indivia, ma prega in ebraico. È il padre di chi dopo seicento anni di Grecia o Turchia esprime il proprio vero io in ladino. Yosef è il simbolo di una sfida, il punto di incontro tra un ebraismo vincente ed altre mille culture inglobate in esso. Yosef è l’esempio più forte contro un mondo che vorrebbe tutti gli ibridi purificati nel migliore dei casi e nel peggiore sgozzati.

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino

(9 gennaio 2015)