Storie – Il bunker
Si torna a parlare delle armi segrete naziste. È stato ritrovato in Austria un bunker gigantesco dove, secondo le primi ricostruzioni, gli scienziati e i tecnici di Adolf Hitler avrebbero lavorato ai test per realizzare una rudimentale bomba atomica e alla produzione del micidiale missile V2 (Vergeltungswaffe, in tedesco arma di rappresaglia), che fu utilizzato dalla Germania nelle ultime fasi della seconda guerra mondiale per colpire la popolazione di Gran Bretagna e Belgio. Si tratta di un complesso sotterraneo, largo più di 75 acri, nei pressi della piccola cittadina di St Georgen, non lontano dal lager di Mauthausen-Gusen. La scoperta risale a fine dicembre ed è stata resa ufficiale e rilanciata dal quotidiano inglese The Independent.
A portare alla luce il bunker segreto è stato il documentarista Andreas Sulzer, che da anni indaga sulle fabbriche di morte sotterranee del Terzo Reich e che è risalito alla località grazie ad un’annotazione di diario di un fisico tedesco che aveva lavorato nella struttura e al rapporto di una spia americana della Cia del 1944 nel quale si parlava della possibile esistenza di un programma di produzione di armi nella zona. Per individuare il sito, Sulzer e i suoi collaboratori hanno effettuato alcuni test scientifici, scoprendo in prossimità del bunker un alto livello di radiazioni. Durante gli scavi, sono stati rinvenuti elmetti nazisti e altri manufatti delle SS.
La cosa curiosa è che all’epoca dei fatti la stessa Raf inglese, con un velivolo militare di ricognizione, aveva scattato diverse immagini aeree del luogo, sospettando che nelle cavità sottoterranee fosse nascosta una struttura bellica tedesca. Ma neppure le ispezioni compiute nella zona nell’immediato dopoguerra consentirono di scoprire il bunker, che era stato ben nascosto dai nazisti.
Sulzer ha affermato che si trattava di «un enorme complesso industriale e probabilmente il più grande campo di produzione di armi per il III Reich». In queste cavità migliaia di deportati lavorarono alla costruzione dei missili V2 (un’altra fabbrica del missile era situata nel campo di concentramento di Mittelbau-Dora). Forse anche alcune armi chimiche vennero sperimentate nella struttura e il quotidiano The Independent azzarda l’ipotesi che gli scienziati tedeschi lo abbiano utilizzato pure come laboratorio per il progetto di realizzazione della bomba atomica che, per fortuna, non riuscirono mai a portare a termine.
Nella costruzione del bunker morirono migliaia di deportati di varia nazionalità. Sulzer sostiene che furono prelevate “centinaia di prigionieri per le loro abilità specifiche, come chimici, fisici o altri esperti, per lavorare a questo progetto mostruoso”. A dirigere il bunker segreto fu chiamato il generale delle SS Hans Kammler, che in quegli anni supervisionò la costruzione dei lager nazisti e fu il responsabile della realizzazione dei missili V2 e del sistema di gallerie sotterranee del Terzo Reich, che comprendeva i campi di Ebensee, Mauthausen e Gusen. Kammler nel dopoguerra entrò nel programma “Paperclip”, nome in codice della missione strategica dell’Oss il cui obiettivo era di reclutare gli scienziati nazisti, cancellando il proprio passato, acquisendo una nuova identità e diventando un cittadino americano.
Secondo le prime ricerche del team di Sulzer, questa struttura segreta era collegata, attraverso lunghi tunnel che correvano sottoterra, ad altri siti militari, tra i quali il B8 Bergkristall, la fabbrica segreta dove venne costruito il Messerschmitt Me 262, il primo caccia a reazione della storia.
Un altro sito collegato era quello di Mauthausen-Gusen. Nelle gallerie di Gusen già nel 2012 sono stati rilevati elementi di radioattività «26 volte superiori alla norma» che fanno pensare all’esecuzione di test nucleari. Lo storico Rudolf Haunschmied ne è convinto ed ha affermato che dai documenti risulta che “più si avvicinava la fine della guerra, più Gusen diventava cruciale. Hitler esigeva di essere costantemente informato su Gusen. Tutta l’area del campo fu dichiarata ‘zona vietata’, il lager stesso venne completamente minato. Nessuno, in caso di sconfitta, doveva conoscere la verità”. La ricerca continua.
Mario Avagliano, storico
(13 gennaio 2015)