Il ritorno di Charlie
Si commuove il vignettista Luz mentre illustra alla stampa la nuova copertina di Charlie Hebdo. Il giornale satirico, infatti, torna oggi in edicola dopo l’agghiacciante attacco terroristico avvenuto esattamente una settimana fa. Ad aprire il numero la raffigurazione del profeta Maometto in lacrime sopra il quale troneggia la scritta “Tutto è perdonato”. Il giornale uscirà anche in due versioni estere: in italiano con il Fatto Quotidiano e in turco con Cumhuriyet Gazatesi. Dal mondo arabo radicale (Egitto e Gran Bretagna) arrivano però già i primi anatemi. A scriverne, tra gli altri, Elisabetta Rosaspina sul Corriere della Sera.
L’ultimo saluto. Celebrati ieri a Parigi i funerali dei tre agenti uccisi durante i giorni di terrore (Ahmed Merabet, Clarisse Jean-Philippe e Franck Brinsolaro) e a Gerusalemme delle vittime dell’attacco al supermercato Hypercasher (Michel Saada, Yohan Cohen, Yoav Hattab, Philippe Braham). Dalla Francia si leva il grido “Je suis Ahmed”, da Israele le parole del ministro dell’Ambiente francese Ségolène Royal che ha dichiarato: “Nel nostro paese non ci sarà più posto per l’antisemitismo”. (la Repubblica)
Le radici dell’estremismo. Sul Corriere della Sera, Vittorio Messori torna sui temi sollevati ieri da rav Giuseppe Laras, che dichiarava: “Siamo in guerra eppure non vogliamo prenderne coscienza”. Riguardo l’Islam estremista, Messori offre una testimonianza inquietante: “Un amico francese, religioso cattolico a Gerusalemme e noto biblista, mi raccontava di recente che, nel loro convento, serviva da sempre, come factotum, un ormai anziano musulmano. Onesto, gran lavoratore, di tutta fiducia, faceva ormai parte della famiglia e tutti quei religiosi gli volevano bene, sinceramente ricambiati. Un venerdì, l’uomo tornò dalla moschea con un’aria accasciata. II superiore della casa, insistendo, riuscì a farlo parlare. Disse: «Oggi l’imam che dirige la preghiera ci ha detto, nella predica, che nel giorno del trionfo di Allah e del suo Profeta, nel giorno che presto verrà e in cui libereremo questa Santa Città da ebrei e cristiani, tutti gli infedeli che non faranno subito professione di fede dovranno essere uccisi. Così vuole il Corano cui noi tutti dobbiamo obbedire». Una pausa, e poi: «Ma non tema, padre, sa che io vi voglio bene, so come fare, se dovrò sopprimervi troverò il modo di non farvi soffrire»”.
Via. Il Foglio torna sulla questione più spinosa: c’è ancora posto per gli ebrei in Francia? Si parte dall’assunto: “Che la patria dei Lumi stia diventando una delle patrie dell’antisemitismo, è un fatto”. Sempre sul Foglio Giulio Meotti torna sull’identità delle vittime ebree del terrorismo parigino con una notazione: l’unica donna uccisa nella redazione di Charlie Hebdo è Elsa Cayat, “assassinata proprio perché ebrea”.
Ora capite la paura. Su la Repubblica l’intervento dello scrittore israeliano David Grossman, che spiega come l’Europa cambia dopo i fatti di Parigi: “Sto parlando delle deformazioni che un’esistenza sotto la minaccia del terrorismo produce nell’individuo e nella società: la necessità di essere costantemente allerta, di mostrarsi sospettosi, di scrutare ogni fotogramma di una tranquilla routine come se avesse un doppio fondo”.
Sorveglianza in Italia. Sarebbero 20 gli jihadisti indagati a Roma, che via internet inneggiano al terrorismo e dialogano tra loro. “La rete italiana – scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera – sarebbe composta da giovani tra i 20 e i 30 anni, immigrati, ma soprattutto stranieri di seconda generazione”. Sul Messaggero, a spiegare le nuove strategie per garantire la sicurezza, il ministro della Difesa Roberta Pinotti.
Il bambino dell’Isis. Tanti i giornali (tra cui il Corriere della Sera) che riportano l’ultimo video choc dell’Isis: ad uccidere dei prigionieri questa volta è stato un bambino di non più di dieci anni.
Dialogare. L’edizione fiorentina della Repubblica racconta l’incontro allestito da Unicoop che ha visto il confronto tra il rabbino capo di Firenze Joseph Levi, l’imam Izzedir Elzir e monsignor Andrea Bellandi. In questa circostanza Elzir ha dichiarato: “Gli attentati di Parigi sono prima di tutto atti contro i musulmani e l’Islam, la violenza uccide la fede”. E, riguardo al sospetto creato dai terroristi nei confronti dei musulmani, aggiunge: “Quello che hanno passato gli ebrei 70 anni fa, lo sta passando ora la comunità islamica”.
Paura? Sull’edizione bolognese del Resto del Carlino l’intervista al rabbino capo della città Alberto Sermoneta sui fatti di Parigi: “Oltre che per l’incolumità della mia comunità mi preoccupa anche la non conoscenza della storia, la mancanza di cultura da parte di tanti”.
Il genocidio armeno. Gian Antonio Stella del Corriere della Sera pubblica un ampio intervento sulla mostra aperta alla Biblioteca Marciana di Venezia per celebrare la figura di Armin Wegner: un Giusto per gli ebrei e per gli armeni.
Memoria. Sul Corriere del Mezzogiorno presentate le iniziative per la Giornata della Memoria, ma non solo: ci saranno incontri con intellettuali, docenti e artisti per affrontare il tema della Shoah. Ampio carnet di eventi anche a nord, illustra il Corriere del Veneto, con un monito: massima sorveglianza durante gli incontri per contrastare il pericolo terrorismo. Sul Corriere della Sera Milano annunciata la proiezione domani all’Umanitaria del documentario “I figli della Shoah”, regia di Beppe Tufarolo, soggetto di Cesare Israel Moscati.
Memoria/2. Su Libero la notizia di una grande assenza: il 27 gennaio il premier russo Vladimir Putin non presenzierà ad Auschwitz per la celebrazione dei 70 anni dalla liberazione.
Roth scatenato. Panorama offre qualche indiscrezione riguardo il libro di Claudia Roth dedicato allo scrittore più chiacchierato dell’ultimo decennio: Philip Roth. (“Roth scatenato”, ed. Einaudi, in uscita il 20 gennaio).
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(14 gennaio 2015)