Setirot – Le tre parole

jesurumAl di là delle emozioni, del dolore, dei sentimenti di questi giorni, nel mare di parole ascoltate e pronunciate ce ne sono tre che mi continuano a girare per la testa. E il loro insieme è in fondo, dal mio punto di vista, la sola chiave per provare ad andare avanti.
“Album di famiglia”. Ha ragione Ernesto Galli della Loggia quando sul “Corriere della Sera” scrive che serve una Rossana Rossanda islamica. La grande dirigente comunista incitò nel lontano marzo 1978, in pieno sequestro Moro, ad avere il coraggio di dire che per capire il linguaggio e l’ideologia delle Br non c’era da andare lontano: l’uno e l’altra erano quelli del comunismo Anni Cinquanta. Le Br non venivano dal nulla, non erano schegge impazzite bensì una pagina dell’album di famiglia della Sinistra. Fu allora che il terrorismo iniziò a essere sconfitto, quando la Sinistra lo isolò. Oggi l’Islam ha bisogno di uno scandalo analogo, “di qualcuno nelle sue file che abbia la lucidità intellettuale e il coraggio di dire che se si aggirano degli assassini i quali sgozzano, violentano donne, brutalizzano bambini, predicano la guerra santa, e fanno stragi invocando Allah e il suo Profeta, annunciando di compiere le loro gesta in nome e per la maggior gloria dell’Islam, ebbene se ciò accade non può essere pura casualità. Il mondo non è pazzo. Deve esserci qualche legame – distorto, frainteso grossolanamente, erroneamente interpretato quanto si vuole –, ma un legame effettivo con qualcosa che riguarda l’Islam reale”. Insomma: la stragrandissima maggioranza dei musulmani è tutt’altro che criminale, è esattamente come ognuno di noi, e da questa stragrandissima maggioranza – in questa stragrandissima maggioranza – deve partire un dibattito pubblico e sofferto che isoli veramente i criminali.
“Buonismo”. Una parola che trovo brutta e abusata in maniera ottusamente strumentale. Buonisti sarebbero coloro che cercano una spiegazione senza avere certezze. Che cercano una verità senza avere la Verità in tasca. In un bellissimo ragionamento svolto proprio in queste pagine da Dario Calimani si legge: «… oggi più che mai invidio coloro che, da una parte e dall’altra, hanno risposte sicure per le proprie domande. Invidio i Guru del pensiero e invidio i generosi d’animo, invidio coloro che perdonano per professione e invidio coloro che per professione odiano. E invidio coloro che sanno bene che cosa si sarebbe dovuto fare ieri e sanno benissimo che cosa si dovrà fare domani…». E a coloro che seminano con disprezzo e a piene mani l’epiteto di buonista a chiunque la pensi diversamente chiedo come si definiscano loro stessi: forse “cattivisti”?
“Democrazia”. Per me la parola più bella che esista insieme a uguaglianza e libertà. Non devo aggiungere altro. Qui dentro c’è tutto: la lotta senza quartiere e senza paraocchi all’antisemitismo, alla xenofobia, al razzismo, all’islamofobia, al fascismo dei cervelli obnubilati.

Stefano Jesurum, giornalista

(15 gennaio 2015)