Qui Venezia – “Non cediamo alla paura”
“Non bisogna cedere ai ricatti e alle paure” ha detto il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, in
visita al Ghetto dove si è incontrato con il nuovo rabbino capo Scialom Bahbout e con l’ex presidente della Comunità ebraica Amos Luzzatto. La delegazione accolta dal presidente della Comunità, Paolo Gnignati e dai membri del Consiglio, ha visitato le sinagoghe, Spagnola e Canton, e il Museo ebraico per recarsi poi nei locali della Kosher House Giardino dei Melograni dove ha incontrato gli operatori dell’informazione per una breve conferenza stampa.
La visita era già stata programmata da tempo, un appuntamento che alla luce dei recenti attacchi di Parigi assume un significato ulteriore: “Le parole sono importanti, ma anche i gesti – ha detto il Patriarca – Per questo l’essersi dilungati a passeggiare in luoghi considerati a rischio è un segno importante di presenza, di vicinanza da parte di chi rappresenta mondi diversi che vogliono in questo momento storico parlarsi a favore dell’uomo, a favore della libertà e del rispetto reciproco.“
“Bisogna tenere alta l’attenzione e collaborare – ha affermato Rav Bahbout – perché esistono aspetti condivisi tra ebraismo, cristianesimo e tutte le altre religioni che vanno sottolineati. Esistono valori comuni su cui dobbiamo lavorare a partire dai bambini cercando di coinvolgerli e educarli al rispetto e all’amore per il prossimo”.
Un’attenzione per l’educazione delle nuove generazioni che cozza con le immagini che investono il nostro quotidiano: “Purtroppo – continua Moraglia – abbiamo negli occhi e nel cuore il ricordo delle giovani vittime alla scuola di Tolosa, di quel padre che incitava il figlio a uccidere i soldati prigionieri, abbiamo nella mente l’immagine terrificante delle bambine bomba in Nigeria”.
L’impegno per il dialogo è costante, come afferma Amos Luzzatto, che ha voluto portare la sua testimonianza riguardo alle molteplici occasioni di incontro promosse negli ultimi anni: “Ho esperienza personale di cosa sia il dialogo tra ebrei e cristiani, ma anche del dialogo con altre comunità religiose d’Italia, in particolare grazie all’attività del segretariato per le attività ecumeniche che da anni promuove manifestazioni a livello nazionale”.
In relazione alla tragedia di Charlie Hebdo si è spesso parlato di un’attività sopra le righe, vignette che possono essere considerate irrispettose e per alcuni sfociare nel blasfemo: “Questo tema coinvolge anche la legge ebraica – ha detto rav Bahbout – non è ammissibile un uso spregiudicato della parola orale e scritta, in quanto sacra, la parola non deve essere utilizzata in maniera impropria, in ogni caso il dissenso non può mai legittimare l’uccisione di una persona. Detto questo l’ironia è stata una delle caratteristiche fondamentali del mondo ebraico. Sarebbe molto più semplice se qualche volta si riuscisse a fare un po’ di autoironia”.
“La libertà di stampa – ha replicato Luzzatto – è una conquista civile alla quale non possiamo rinunciare, rinunciare ad essa vorrebbe dire demolire gran parte degli scambi culturali e di opinione. La libertà di stampa ha però un limite: quando essa ha lo scopo dichiarato o insinuato di ridurre i diritti e di incitare all’odio contro un gruppo umano definito”.
Una visita che è stata un’immersione nelle vicissitudini di una comunità che ha segnato la storia della città di Venezia e che ha dato e continua a dare un contributo importante con la parola, il sapersi relazionare, la capacità di superare le difficoltà.
Michael Calimani
(16 gennaio 2015)