Argentina in piazza: “Yo soy Nisman”
Il punto d’incontro privilegiato è stato a Plaza de Mayo, nel cuore di Buenos Aires, uno dei luoghi simbolo della storia del Novecento argentino. Ma ci si è ritrovati anche in altre città come Cordoba, Santa Fe, Mendoza. Migliaia di persone in piazza, molti al grido di “Yo soy Nisman” che ricorda l’ormai celeberrimo “Je Suis Charlie” per chi ha pagato con la propria vita l’odio dei nemici della libertà e dei diritti fondamentali. Gettonatissimo anche l’hashtag #19E a sottolineare una data, il 19 di Enero (gennaio), che non potrà essere facilmente dimenticata.
È un’Argentina sotto shock quella che chiede verità sulla morte di Alberto Nisman, il pubblico ministero che aveva accusato il presidente Cristina Fernández de Kirchner di aver insabbiato le indagini sull’attentato del 1994 al Centro Ebraico di Buenos Aires nel quale persero la vita 85 persone. Il procuratore, che temeva per la sua incolumità, è stato trovato morto nel suo appartamento con accanto una pistola calibro 22. I preliminari d’autopsia sostengono l’ipotesi del suicidio ma le perplessità e gli interrogativi su questa vicenda restano dilanianti. Proprio ieri Nisman avrebbe dovuto riferire al Parlamento le sue scoperte a supporto dell’accusa generando, verosimilmente, forti imbarazzi dalle parti della Casa Rosada.
Non sorprende quindi che la stessa Kirchner si sia precipitata a rilasciare una dichiarazione in cui non solo difende il memorandum d’intesa firmato con l’Iran nel 2013 ma addirittura suggerisca che il dossier preparato da Nisman contro di lei “sia stato deciso da qualcun altro”. Con un improbabile accostamento, si mettono inoltre insieme gli attacchi islamisti di Parigi, la campagna di stampa anti-governativa del quotidiano Clarin e il ritorno dalle ferie di Nisman per presentare la sua denuncia come elementi di una trama complessa e misteriosa. Una lettura che lo stesso Clarin ha denunciato come classico esempio di quello che viene definito, con disprezzo, il “kirchnerismo”.
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(19 gennaio 2014)