Polonia – La lezione dei Testimoni
Nel silenzio di Auschwitz risuonano i ricordi di Sami Modiano e delle sorelle Tatiana e Andra Bucci. Il dolore e l’emozione si dipingono sui loro volti. “Tornare qui è sempre difficile”, afferma Tatiana, deportata nel campo di concentramento polacco a soli quattro anni. Nell’ascoltare le loro testimonianze, che ridanno forma attraverso le parole a una sofferenza indicibile e a un’infanzia rubata, non si può non ammirare lo straordinario coraggio di Andra, Sami e Tatiana. Così come di Nando Tagliacozzo, che ad Auschwitz perse parte della sua famiglia, e di Marika Venezia, moglie del compianto Shlomo, tra le voci più preziose della Memoria. Attorno a loro si sono raccolti i duecento studenti che negli scorsi due giorni hanno partecipato, guidati dal direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti, al viaggio della Memoria organizzato dal Ministero dell’Istruzione in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Siete voi i testimoni di domani”, hanno ricordato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e il presidente dell’Unione Renzo Gattegna, mentre firmavano il Protocollo di intesa legato all’educazione della Shoah nelle scuole. E loro sembrano esserne consapevoli: “sentiamo la responsabilità di conservare e trasmettere quanto abbiamo ascoltato qui. Abbiamo il dovere di portare avanti la Memoria”, afferma Anna, al quarto anno di liceo. “Quando un ragazzo sente quello che è successo dalla viva voce di chi l’ha vissuto, diventa esso stesso un testimone. – sottolinea il presidente Gattegna nell’intervista rilasciata ad Avvenire e pubblicata oggi – Arriverà il giorno in cui i testimoni diretti scompariranno, ma ci sarà un grande numero di giovani che sarà in grado di testimoniare che questo è stato”. Saranno loro gli argini contro le intolleranze, le discriminazioni, l’antisemitismo.
Uno dei momenti più emozionanti nella visita al campo di Auschwitz, affermano diversi ragazzi, il Kaddish recitato in memoria delle vittime dello sterminio nazista da rav Giuseppe Momigliano, presente al viaggio assieme al professor Giovanni Maria Flick, presidente onorario del Museo della Shoah di Roma, l’assessore UCEI al Bilancio Noemi Di Segni e il presidente della Comunità ebraica di Firenze Sara Cividalli.
Diversi giornalisti e studenti hanno interrogato i testimoni in merito ai fatti di Parigi, stragi che dimostrano come l’antisemitismo non sia ancora stato estirpato dall’Europa nonostante siano passati settant’anni dalla liberazione di Auschwitz, simbolo dell’odio. “Il fanatismo è sempre pericoloso, da qualsiasi parte arrivi”, il monito di Sami Modiano. Sui fatti di Parigi e sulla minaccia del terrorismo islamico si è soffermato Gattegna, rispondendo a Paolo Ferrario di Avvenire. “Frinora il pericolo di questi fanatici è stato sottovalutato e hanno avuto abbastanza libertà di movimento e di organizzazione. – il commento del presidente dell’Unione – Adesso che il pericolo è emerso e si è capito che intendono organizzare delle vere e proprie stragi, spero che ci sia un risveglio e una reazione internazionale forte che possa mettere queste persone in condizioni di non nuocere”. Il mondo ebraico, però, è compatto di fronte alla minaccia di chi attinge all’odio antisemita per seminare paura e morte. “Non vogliamo essere condizionati dalla paura. – ribadisce con forza Gattegna – Vogliamo continuare con le nostre tradizioni, con la nostra vita, senza modificarla perché possiamo temere che ci succeda qualcosa. Possiamo adottare delle cautele difensive, ma non vogliamo cambiare la nostra vita”.
Daniel Reichel
(20 gennaio 2015)