I mondi di Primo Levi
Con strenua chiarezza
A Torino il carro ferroviario adibito alle merci che risale all’inizio del Novecento aspetta sotto la pioggia, in piazza Castello, davanti a Palazzo Madama. È ancora coperto e verrà svelato ai visitatori solo questa sera, quando la mostra “I mondi di Primo Levi – Una strenua chiarezza” sarà inaugurata ufficialmente. Allestita nella Corte Medievale su progetto dell’architetto Gianfranco Cavaglià e curata da Fabio Levi e Peppino Ortoleva, la mostra offre al pubblico in una organizzazione non cronologica documenti, oggetti, immagini, citazioni, ricreando in tappe tematiche, quelli che sono i diversi mondi dello scrittore torinese. Promossa dal Centro Studi Primo Levi in occasione del settantesimo anniversario della liberazione di Auschwitz, la mostra resterà a Torino fino al 6 aprile, per poi iniziare il suo viaggio per le numerose destinazioni già previste, sia in Italia che all’estero.
Passando da un mondo all’altro, da una fotografia inedita – e sono tante le immagini mai viste di Primo Levi, che lo ritraggono in mille situazioni anche familiari – a un testo, dalla ricostruzione del suo tavolo di chimico alla farfalla di filo di rame che si offre per la prima volta agli occhi del pubblico, risuona costantemente nelle orecchie la voce dello scrittore, che giunge dai diversi schermi che grazie alla perizia di Ars Media riproducano a ciclo continuo frammenti di interviste, ragionamenti, racconti.
Primo Levi ha raccontato con “strenua chiarezza” la verità sul mondo capovolto del Lager, percorrendo un itinerario lungo quarant’anni che lo ha portato a indagare i recessi più dolorosi e insondabili del XX secolo; ha saputo offrire ai lettori di tutto il mondo storie straordinarie fra realtà e fantascienza, e ha intrecciato la sua esperienza di chimico montatore di molecole con quella dello scrittore che compone universi montando una sull’altra le parole. E ha mostrato ai suoi lettori quanto il lavoro, anche nella società contemporanea, possa costituire una risorsa decisiva per la felicità degli esseri umani. Sono tante le sfaccettature di quella che era una persona schiva e solo apparentemente semplice, raccontate con perizia e attenzione dai curatori.
La conferenza stampa è stata aperta dal direttore di Palazzo Madama, Enrica Pagella, che ha come prima cosa ringraziato il Centro studi, che ha reso possibile una mostra che si è detta “orgogliosa di poter ospitare” mentre Ernesto Ferrero, che del Centro internazionale di studi Primo Levi è il presidente, ha voluto ricordare ai presenti l’importanza e il valore degli scritti, quanto mai attuali, e l’opportunità, offerta da questa mostra, di scoprire e riscoprire, e soprattutto di rileggere Levi. Ha poi preso la parola il sindaco, Piero Fassino, che ha voluto ringraziare il Centro studi ma anche tutte le persone coinvolte in un lavoro che è stato corale, condiviso e partecipe, “spinto da quel motore instancabile che è il direttore del Centro studi, Fabio Levi”. Ha poi citato un brano da I sommersi e i salvati, dal capitolo intitolato “Violenza inutile”, collegandosi all’attualità e ricordando come la piazza su cui si affaccia Palazzo Madama si sia riempita di migliaia di persone in seguito agli attentati che a Parigi hanno decimato la redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo e ucciso quattro clienti, ebrei, di un supermercato casher, intenti alle ultime spese prima del sabato.
Ha concluso la conferenza stampa Fabio Levi, che ha voluto portare l’attenzione sui pannelli che chiudono il percorso della mostra. L’ultimo, in particolare, riporta una citazione da Racconti e saggi: “Prego il lettore di non andare in cerca di messaggi. È un termine che detesto perché mi mette in crisi, perché mi pone indosso panni che non sono i miei, che anzi appartengono a un tipo umano di cui diffido: il profeta, il vate, il veggente. Tale non sono; sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice, che ne è uscito più per fortuna che per virtù, e che da allora conserva una certa curiosità per i vortici, grandi e piccoli, metaforici e materiali.”
Ada Treves twitter @atrevesmoked
Alla mostra il numero di febbraio di Pagine Ebraiche, in distribuzione nei prossimi giorni, dedica ampio spazio. Anticipiamo qui alcuni estratti dell’intervista a uno dei curatori, il professor Peppino Ortoleva.
Una strenua chiarezza
“È una mostra concepita per raccontare i mondi di Primo Levi con quella semplicità e quella chiarezza per cui, come ha scritto più volte lo scrittore torinese, è doveroso lottare. Una mostra pensata per viaggiare, per essere itinerante e per arrivare, con un linguaggio che deve necessariamente essere diverso da quello della letteratura, ai visitatori che muovendosi in un luogo fisico avranno delle esperienze reali, e – auspicabilmente – arriveranno a provare delle emozioni.”
Così il professor Peppino Ortoleva, che di “I mondi di Primo Levi – Una strenua chiarezza” è curatore insieme a Fabio Levi, direttore del Centro internazionale di studi Primo Levi di Torino racconta quali idee hanno guidato il ragionamento che sottende a un montaggio attento, delicato, tutto volto a rispettare “uno dei più grandi e celebri testimoni di quella che lui non ha mai chiamato Shoah”.
Studioso di storia e teoria dei mezzi di comunicazione, Ortoleva tiene a sottolineare come non si tratti di una mostra sulla vita di Primo Levi, non su di lui come scrittore, né di una mostra su Auschwitz. “La cosa davvero eccezionale, che abbiamo cercato di evidenziare in tutto il percorso della mostra, è come abbia saputo evocare e costruire una serie di mondi, ed è intorno a questi aspetti anche diversissimi tra loro che abbiamo montato le diverse tappe. (…)
Tutto lo spazio è articolato in un percorso in cui si incontrano illustrazioni inedite, videoistallazioni, oggetti d’epoca, sculture, audiovisivi, pannelli esplicativi cui si aggiungono materiali che offrono anche a studenti e insegnanti innumerevoli occasioni di riflessione. sulla letteratura e sulla vita.
(…)
Elemento conclusivo di quello che si configura come un vero e proprio viaggio nei mondi di Primo Levi, un video restituisce, solo dopo aver visitato tutta la mostra, quell’elemento cronologico che i curatori hanno accuratamente evitato di utilizzare sino all’ultimo schermo, dove scorre una cronologia della vita e delle opere di Primo Levi. I titoli di coda.
a.t. twitter @atrevesmoked
da Pagine Ebraiche, febbraio 2015
(21 gennaio 2015)