…ricordare

In questo periodo che precede il Giorno della Memoria vorrei ricordare la riflessione di una brava storica, appassionata ricercatrice, che si è dedicata per tanto tempo alla didattica della Shoah e che ancora avrebbe avuto molto da dirci se non ci avesse lasciati prematuramente tre anni fa. Alessandra Chiappano (1963-2012) sosteneva con convinzione l’importanza della testimonianza, ma sottolineava con altrettanta forza la necessità di fare storia, e di farla bene.
“La didattica della Shoah – ricordava in un bell’intervento – dovrebbe ruotare intorno a due cardini imprescindibili, se si desidera davvero produrre negli studenti un apprendimento duraturo e profondo: emozione e conoscenza. L’emozione può essere provocata dall’incontro con il testimone, che va però preparato, perché gli studenti devono sapere che chi parla racconta la sua esperienza che non può in nessun modo tradursi in una lezione generale sulla deportazione e lo sterminio. Il testimone è essenziale perché ci costringe a rapportarci con una storia ed un’esperienza terribili, ma non è la storia! Il ragionamento è analogo per i luoghi della Memoria: essi sono un formidabile elemento per raccontare, per comprendere quanto è accaduto, ma è necessario che le visite siano preparate con grande attenzione e puntualità, altrimenti nessuna di queste esperienze, l’ascolto del testimone così come la visita ad un campo potrà trasformarsi in apprendimento, perché verrà a mancare l’altro anello quello della conoscenza che il solo vero elemento che ci permette di tentare di capire quanto è accaduto. Educare ad un luogo di memoria significa, soprattutto, insegnare a leggere quel luogo e a leggervi anche le sovrapposizioni che la storia, con il suo passare, imprime”. Penso che il corpo insegnante che oggi si confronta con interrogativi etici impensabili solo pochi mesi fa dovrebbe riflettere e fare tesoro di queste parole.

Gadi Luzzatto Voghera

(23 gennaio 2015)