Qui Venezia – Ritorno a scuola
“Mia madre ha scoperto la sua passione per l’insegnamento a partire dall’esperienza della scuola ebraica. Una pluriclasse in cui ragazzi di diversa estrazione, ragazzi abituati a stare in strada che non volevano saperne della scuola, vennero raccolti insieme”. Queste le parole di Sabina Vianello, figlia di Alba Finzi, intervenuta alla cerimonia di consegna dell’archivio della madre alla Biblioteca-Archivio Renato Maestro di Venezia davanti a una sala gremita di persone. “Era una costante occuparsi del lavoro didattico – continua Sabina – su una programmazione scientifica accurata. Un quotidiano incontro con il lavoro educativo. Un’attenzione che si accostava a una originalità e a un anticonformismo caratteristico di mia madre. La formazione alla libertà, quella attitudine di educare ai valori critici della libertà di pensiero era il suo chiodo fisso. Un educazione all’impegno non come sforzo, ma come naturale cultura dell’individuo”.
Alba Finzi, mancata il 12 luglio 2014, insegnò, insieme alla sorella Lia, più giovane di cinque anni, nella Scuola elementare ebraica di Venezia tra il 1946 e il 1951, conservando di quel periodo i lavori realizzati dai suoi scolari: disegni, giornalini, scritti che per sua volontà sono stati donati ora all’Archivio Renato Maestro della Comunità ebraica e che andranno a completare la documentazione sulla scuola ebraica.
“Un’importante donazione – ha affermato Enrico Levis, consigliere della Comunità ebraica di Venezia – che raccoglie materiali sull’immediato dopoguerra, quando la comunità ebraica di Venezia cercava di ripartire dopo i tragici fatti che l’avevano investita. Un recupero di documenti cruciale affinché ci sia una continuità nella storia, una testimonianza ulteriore di quello che è stato e di quello che è stato fatto per un nuovo inizio”.
La Scuola ebraica di Venezia riprese a funzionare in Ghetto vecchio a poche settimane dalla Liberazione, in una situazione di grave difficoltà: gli ebrei veneziani sopravvissuti alla Shoah erano appena usciti da un anno e mezzo di clandestinità, segnata da privazioni e persecuzioni, che aveva lasciato in loro un forte sentimento di diffidenza.
La Comunità ebraica affrontò da subito il problema di raccogliere i bambini privati della loro infanzia, che avevano vissuto nascosti, spesso lontani dai genitori, senza poter frequentare la scuola, fornendo loro, oltre a un pasto caldo, il recupero degli anni scolastici perduti. Alba e Lia insegnarono con passione e dedizione, salvando le sorti educative di quei bambini che anche nel dopoguerra erano costretti a diffidare della società in cui vivevano, la stessa società che solo pochi anni prima gli avrebbe voluti cancellare dalla coscienza.
“Abbiamo passato assieme una lunga vita anche attraverso esperienze diverse, ma con gli stessi scopi in ambito educativo – racconta Lia – prima la tragica espulsione dalla scuola pubblica nel 1938, poi le tante storie vissute fino al 1945 nella scuola ebraica e nella comunità. Nel catalogo della mostra Alba descrive quel lungo periodo di paura e lontananza attraverso gli elaborati dei bambini della scuola senza mai parlarne direttamente con loro. Poi il ritorno a Venezia, triste e deludente per la deprivazione di tanti affetti, per la mancanza di amici e parenti, di compagni di quella scuola ebraica. Alba ha saputo trovare per ogni scolaro il modo più idoneo per superare i traumi vissuti e per riprendere una vita normale”.
La storia della scuola ebraica di Venezia e le vicende umane dei bambini e delle maestre vengono inoltre raccontate nella mostra “Ritorno a scuola” l’educazione dei bambini e dei ragazzi ebrei a Venezia tra leggi razziali e dopoguerra, allestita per l’occasione nell’aula didattica, grazie al lavoro di Laura Voghera Luzzatto, Maria Teresa Sega e Renata Segre.
L’esposizione racconta attraverso i materiali raccolti da Alba e non solo, le storie di coloro, che, ancora bambini, furono emarginati, cacciati dalle scuole pubbliche in seguito alla promulgazione delle leggi razziali negli anni Trenta: un excursus storico che dal 1938 al 1943 racconta le espulsione, l’istituzione della Scuola ebraica e il ritorno a scuola dopo la fine della guerra.
“Una mostra – ha ricordato Gadi Luzzatto Voghera, direttore della biblioteca Renato Maestro – realizzata insieme all’Iveser, che rappresenta sempre un grande stimolo per la Biblioteca Renato Maestro affinché partecipi alla vita di questa città, a offrire i propri tesori. Poi l’associazione rEsistenze per la memoria e la storia delle donne in Veneto e l’Anpi. Un‘esperienza, quella raccontata attraverso i documenti raccolti da Alba, che si può definire di resilienza, un ritorno alla vita dopo aver perso la propria famiglia ritrovandosi in un’esperienza scolastica colma di colori e pensieri. Disegni che vanno interpretati uno ad uno anche dal punto di vista psicologico affinché si possa comprendere come la mente di un bambino riesca a rielaborare in maniera positiva un vissuto tragico”.