Oltremare – Senza 27 gennaio
Io che sono cresciuta senza 27 gennaio, la Memoria non l’ho mai persa lo stesso. L’ho cercata e la cerco continuamente, in generazioni, lingue e nazionalità diverse. Sarà stata una buona educazione, forse. La fortuna di nascere a Torino con Primo Levi ancora vivo a pochi isolati. E oltre a lui, altre facce e voci di racconti di quegli anni. I partigiani, i nascosti, le staffette, i sopravvissuti. Non che tutti parlassero, anzi; ma c’erano, e quell’esserci era il racconto.
Fino a pochi anni fa, il 27 gennaio per noi italiani era al massimo il 16 ottobre, suo opposto e nemesi: deportazione contro liberazione. Il 27 gennaio è una Memoria imposta, come se quel giorno d’inverno nella Polonia occupata fossero state delle immaginarie truppe europee a buttare giù i cancelli e liberare quelli che ancora si potevano liberare.
È un artificio, la sfacciata volontà di ricordare la liberazione di un campo della morte (sia pure di quello più assassino e rappresentativo) invece che la deportazione verso quel campo. Perché? Per fingere che ci sia stata allora una altrettanto forte volontà di fermare o perfino evitare lo sterminio? Domanda ridicola più che retorica.
Se ogni paese o ogni città e villaggio osservasse una propria data, vera e storica, in cui ricordare le vere e storicamente accertate stragi fasciste e naziste, e le proprie deportazioni di ebrei e antifascisti per via di rastrellamenti o delazioni, non sarebbe più presente, il ricordo? Più vero e feroce, che è quello che serve davvero, poi, per ispirare paura. Eterno monito.
La lontananza geografica del 27 gennaio è uno dei motivi per cui il Giorno della Memoria rischia ogni anno di diventare un baraccone di tuttologia dello sterminio. Laggiù nel gelo da qualche parte del centro Europa non è qui, non è la casa accanto, quella da cui sono stati trascinati via degli ebrei qualsiasi, buoni o cattivi, ricchi o poveri, belli o brutti. E non sono ritornati. Senza 27 gennaio e con migliaia di pietre d’inciampo, ecco la vera Memoria.
Daniela Fubini twitter @d_fubini
(26 gennaio 2015)