Memoria, un destino comune
“La Memoria è un tema che si intreccia strettamente con la storia millenaria, la cultura e l’esperienza ebraica. Un’esperienza che gli avvenimenti di ogni giorno confermano viva e attuale. I gravissimi, recenti fatti di Tolosa, Bruxelles e Parigi, hanno dimostrato una volta ancora quali siano i capisaldi di una democrazia. I terroristi hanno colpito con precisa determinazione obiettivi che rappresentano il cuore della società civile: la redazione di un giornale, quindi la libertà di opinione; le Forze dell’ordine, quindi lo stato di diritto; e gli ebrei, una minoranza simbolo di pluralismo e diversità”. Lo ha affermato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna in occasione della solenne commemorazione per il Giorno della Memoria avvenuta questa mattina nell’aula di Montecitorio davanti alle più alte cariche dello Stato e alla presenza di molte centinaia di giovani da tutta Italia che hanno preso parte al concorso “I giovani ricordano la Shoah”.
Tra i protagonisti anche l’artista tedesca Ute Lemper, la violinista Francesca Dego e la pianista Vana Gierig, interpreti ieri del grande concerto per la Memoria “Tutto ciò che mi resta” all’auditorium Parco della Musica e introdotte all’aula dalla giornalista Rai Maria Concetta Mattei.
Montecitorio: una collocazione fortemente simbolica perché proprio in quell’aula furono emanate con voto unanime le infami Leggi Razziste. “Questa fu la solitudine nella quale i cittadini ebrei furono abbandonati; questa – ha spiegato Gattegna – fu l’indifferenza che segnò il loro destino, questo fu il tradimento perpetrato dallo Stato”. Per rimarcare il concetto di “tradimento” il presidente dell’Unione ha ricordato il fondamentale contributo di figure fondamentali distintesi nella società italiana tra cui tre primi ministri di origine ebraica nelle figure di Alessandro Fortis, Sidney Sonnino e Luigi Luzzatti.
Nel solco della celebre affermazione di Primo Levi – “Chi nega Auschwitz è pronto a rifarlo” – Gattegna ha poi sottolineato come a queste parole l’UCEI faccia ricondurre il proprio impegno nel sostenere l’ultima versione del progetto di legge contro il negazionismo: “Una legge – si spiega – che non vuol essere in alcun modo limitativa della libertà di ricerca, ma solo impedire che venga sottovalutato l’effetto perverso e diseducativo di falsità storiche usate come mezzo di propaganda politica, come strumento per offendere le vittime della Shoah e, al tempo stesso, per diffamare i discendenti che ne difendono il ricordo”.
“Non dobbiamo permettere a nessuna paura e a nessuna minaccia di chiuderci in un angolo, non dobbiamo ascoltare la voce della violenza, che semina terrore per instillare odio, ma dare una risposta ferma, decisa e unitaria, perché la storia non ripeta gli stessi errori”.
Così il presidente della Repubblica supplente Pietro Grasso nell’affermare che il ripudio del fascismo e della vergogna delle leggi razziali, la forza del diritto, della libertà e della dignità umana, il rigetto di qualsiasi idea di antisemitismo e negazionismo “sono il fondamento più profondo dell’Italia repubblicana e dell’Europa unita”. Il nostro futuro si chiama Europa perché, ha proseguito Grasso, “dopo l’orrore nasce il sogno di una comunità unita, senza più guerre, senza più odi reciproci”.
Particolare apprezzamento è stato inoltre rivolto all’iniziativa delle stolpersteine, le pietre d’inciampo che ricordano le vittime della Shoah e della barbarie nazifascista e che si pongono come intralcio visuale “per riflettere su tali atrocità”.
Per il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, rivoltasi ai giovani, la giornata del 27 gennaio deve rappresentare un monito da vivere sempre, “in tutte le situazioni in cui sarete chiamati a confrontarvi con realtà sociali complesse e spesso ingiuste, in un mondo che a tratti sembra aver dimenticato perfino la tragedia della Shoah”.
A segnare questa dimenticanza sono anche i terribili fatti di cronache delle ultime settimane: una minaccia contro la quale servono unità, fratellanza, impegno dell’intera collettività. “L’11 gennaio scorso, mentre Parigi e la Francia erano teatro di grandi manifestazioni all’indomani delle stragi compiute alla redazione di Charlie Hebdo e nel supermercato kasher, a Roma, nel Tempio maggiore, la Comunità ebraica festeggiava i 57 anni di matrimonio di Sami e Selma Modiano. La cerimonia romana – ha spiegato Boldrini – è stata in un certo senso una risposta simbolica sia all’odio antisemita nazista di ieri che alla violenza terroristica di oggi”.
Un pensiero è stato poi dedicato al funzionario della Camera Carlo Finzi, che fu allontanato dal fascismo nel 1936 e che venne ucciso, sette anni dopo, all’arrivo ad Auschwitz-Birkenau.
“La memoria della Shoah non è un evento occasionale ma uno dei fondamenti della nostra civiltà occidentale, libera, democratica e pluralista”. Sono parole del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini, firmataria la scorsa settimana – assieme al presidente Gattegna e all’interno della sinagoga di Cracovia – di un ulteriore protocollo d’intesa per la trasmissione di una Memoria viva e consapevole alle nuove generazioni. “Dobbiamo dire no a ogni forma di odio, razzismo, antisemitismo e discriminazione mettendo a disposizione tutti gli strumenti del nostro sistema educativo. Non dobbiamo farci rubare il sogno della democrazia”.
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(27 gennaio 2015)