Qui Milano – Memoriale della Shoah, lottare contro l’indifferenza
“Sono personalmente grata a Bernardo Caprotti che in questi anni è sempre stato un amico fidato e un sostenitore speciale del Memoriale, un luogo che per me rappresenta l’evidenza tangibile della necessità impellente di non dimenticare la tragedia della Shoah e costruire un futuro di rispetto e tolleranza”. Con queste parole Liliana Segre, Testimone della Shoah, ha voluto ringraziare l’imprenditore Bernardo Caprotti per il suo importante contributo affinché fosse realizzato il Memoriale della Shoah di Milano. E a Caprotti, patron di Esselunga, come segno di gratitudine per il sostegno al progetto, la Fondazione del Memoriale ha voluto dedicare il nuovo spazio mostre del Binario 21. “Il suo contributo è stato determinante per l’avvio del primo stralcio dei lavori, che non sarebbero partiti senza il suo generoso supporto, fondamentale anche per la seconda fase – hanno sottolineato ieri nel corso della cerimonia di intitolazione il presidente della della Fondazione Memoriale della Shoah Ferruccio De Bortoli e Roberto Jarach, vicepresidente della Fondazione e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – Quello di Caprotti è uno straordinario esempio di come la generosità di un singolo in nome di un ideale possa rappresentare un grande traino anche per altre realtà”. A sottolineare l’importanza del sostegno di Caprotti, anche il vicesindaco di Milano Ada Lucia De Cesaris che ha ricordato come il Memoriale sia “un patrimonio per la città di Milano e per il Paese intero”. “Le lunghe code di questi giorni per visitare il Memoriale – ha affermato il vicesindaco, ricordando come per tre giorni il Binario 21 sia rimasto aperto al pubblico in concomitanza con il Giorno della Memoria – sono il segnale che questa città non vuole dimenticare”. “Questo luogo è rivolto soprattutto ai giovani – ha sottolineato Jarach – Lo scorso anno abbiamo accolto 7500 persone, soprattutto studenti e per quest’anno il nostro ambizioso obiettivo è di arrivare a raddoppiare questa cifra”. Il Binario 21 – da dove centinaia di deportati furono caricati dai nazifascisti su vagoni merci e trascinati nei campi di concentramento e sterminio – è dunque sempre più un luogo di riferimento per la Memoria collettiva della città e non solo. Qui ieri ha avuto luogo, come oramai accade da vent’anni, la commemorazione organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con la Comunità Ebraica di Milano. Decine di studenti hanno ascoltato la testimonianza di Liliana Segre – deportata insieme al padre Alberto il 30 novembre del 1944 proprio dal binario 21 – il cui monito alle future generazioni è scritto a caratteri cubitali all’entrata del Memoriale: Indifferenza. “Erano tante le parole a cui si era pensato per quel muro – ha ricordato Segre – Pace, Libertà, Auschwitz. Ma io volevo che ci fosse scritto, indifferenza perché io l’ho vissuta quell’indifferenza, di chi si voltava dall’altra parte mentre noi venivamo deportati. E la vedo di nuovo oggi, per quanto accade in Europa”. “Da rav Laras ho sempre sentito parole di ottimismo. Il suo messaggio di oggi non lo è e deve farci riflettere”, ha sottolineato Segre. Duro infatti l’intervento di rav Giuseppe Laras, presidente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia, il cui messaggio è stato letto da Vittorio Bendaud. “Nonostante il passare del tempo, che fatalmente tende a diluire e a consumare qualsiasi memoria, anch’io, come molti di voi, ero convinto dapprincipio che la Giornata della Memoria potesse formare utili “anticorpi” in relazione al cancro dell’antisemitismo – scrive rav Laras – Purtroppo, ed è evidente, così non è stato: gli ebrei, ivi doverosamente e chiaramente inclusi gli israeliani, nonostante le tante Giornate della Memoria celebrate in Occidente, sono stati lasciati soli per anni in Europa: a Tolosa, a Bruxelles, a Parigi con il tremendo caso “Halimi”, ragazzo seviziato per ben venti giorni e ucciso pochi anni fa, sempre da estremisti islamici. Ebbene, chi ha manifestato massicciamente e vibrantemente allora? Chi si è indignato in Francia, in Belgio, in Italia tra coloro che normalmente hanno preso parte o prendono parte –in un modo o nell’altro- alle Giornate della Memoria nelle sue varie edizioni? Quanti capi di Stato o di Governo hanno sfilato in piazza per gli ebrei assassinati? Antisemitismo, antisionismo, israelofobia: si tratta di una nuova miscela esplosiva, di nuove sinonimie. È questa, purtroppo, un’amarissima verità della storia contemporanea degli ebrei di Europa. E una nuova tenebra sta sorgendo”. Un allarme simile a quello lanciato dal palco del Conservatorio Verdi dal rabbino capo di Milano, rav Alfonso Arbib (presente ieri alla cerimonia assieme ai Consiglieri UCEI Guido Osimo e Giorgio Sacerdoti e il direttore del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano Michele Sarfatti), che aveva ammonito dal non sottovalutare gli episodi di antisemitismo in Europa, perché già in passato è accaduto. Perché questo non accada, perché democrazia e libertà continuino a essere il baluardo dell’Occidente, i giovani devono prendere il testimone della Memoria, il richiamo di Roberto Jarach. Il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo ha invece voluto ricordare ai tanti studenti presenti le parole che il padre di Enzo Camerino – uno degli ultimi sopravvissuti alla retata del 16 ottobre 1943, scomparso lo scorso dicembre – aveva detto al figlio nel cuore dell’orrore, nel campo di concentramento di Auschwitz: “non odiare mai”.
Daniel Reichel
(30 gennaio 2015)