Charlie non si ferma
Ieri Charlie Hebdo aveva annunciato una pausa dalle edicole risvegliando la preoccupazione di molti. Ma oggi il giornale satirico è pronto a tornare in pista e dà l’appuntamento ai lettori al 25 febbraio. Sul Corriere della Sera l’intervista a Patrick Pelloux, il medico urgentista che aveva prestato i primi soccorsi alla redazione: “Charlie Hebdo uscirà tutte le settimane, come sempre”.
Le scritte della vergogna. Comparsa a Milano una scritta intimidatoria (“Sionisti assassini. W Palestina”) all’ingresso di Palazzo Isimbardi dove era in programma una conferenza sulla Brigata ebraica. A dare la notizia la Repubblica Milano. Tra i primi a denunciare il fatto, il deputato Emanuele Fiano: “La cultura e la conoscenza sono la migliore risposta non solo a queste scritte, ma anche a coloro che ogni anno, al corteo del 25 Aprile, ricoprono di insulti lo striscione della Brigata ebraica ebrei che si unirono ai partigiani, al corpo di liberazione e agli alleati per combattere i nazifascisti. Purtroppo c’è ancora molto lavoro da fare”.
The Islamic State 2015: questo il titolo di un propagandistico e-book pubblicato dall’Isis. “Diviso in capitoli che illustrano la storia, le articolazioni militari e politiche, il welfare e l’investimento dell’Is sulla Jihad dei bambini – si legge su Repubblica – il documento è in realtà un assemblaggio di dichiarazioni di fede e contributi giornalistici ripresi dalla stampa internazionale, con tanto di foto a colori, tabelle e infografiche”. Non manca anche la minaccia all’Italia; tra le varie farneticazioni l’Isis dichiara infatti: “Conquisteremo prima la Persia e poi Roma”.
Il negazionismo disegnato. Sul Corriere della Sera si racconta una nuova deprecabile iniziativa iraniana: un concorso internazionale di disegni sulla negazione della Shoah. A tal proposito gli organizzatori spiegano senza alcuna remora che questa è la risposta contro il giornale satirico Charlie Hebdo. Già nel 2006 era stata indetta una competizione di questo tipo vinta da Abdellah Derkaoui, marocchino, che aveva disegnato una gru con la stella di Davide accanto ad un muro eretto intorno alla Cupola della Roccia di Gerusalemme; sul muro appariva un’immagine del campo di concentramento di Auschwitz. Un premio speciale era stato assegnato a un italiano, Alessandro Gatto.
Polemiche su L’Oriana. Andrà in onda il 16 e 17 febbraio la fiction Rai dedicata alla giornalista Oriana Fallaci interpretata da Vittoria Puccini, diretta da Marco Turco e che avrà una versione ridotta oggi e domani al cinema. La biopic però suscita qualche perplessità: Libero scrive infatti che nella versione per il cinema viene quasi del tutto ignorata la posizione della giornalista rispetto all’Islam radicale puntando invece tutto sulla relazione sentimentale con Alekos Panagulis. D’accordo su questo punto anche il Giornale, che taccia la fiction di essere lacunosa sul periodo post 11 settembre.
Nazismo e Jihad. Sul Foglio una riflessione sulla connessione tra nazismo, antisemitismo e Jihad dopo la ricorrenza del Giorno della Memoria in cui si ricorda come il presidente israeliano, Reuven Rivlin, abbia paragonato il progetto del Califfato dell’Is e la barbarie dei nigeriani di Boko Haram al nazismo, in un discorso tenuto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Lo stesso ha detto il presidente ceco Milos Zeman alla conferenza sull’antisemitismo “Let My People Live!” che si svolge a Praga.
L’esodo di Avidan. Il cantante israeliano Asaf Avidan, che ha scalato le classifiche con la hit One day, oggi sul Corriere della Sera annuncia la propria intenzione di lasciare il paese d’origine per andare a vivere nelle Marche. Riguardo la situazione attuale, dopo i fatti di Parigi, aggiunge: “Ho vissuto in Israele nei momenti più cupi, negli anni 90: ho perso amici e sarei saltato giù da un autobus in corsa se solo avessi pensato di vedere dei terroristi. A Parigi, come tutti, ho provato paura, rabbia, disperazione. Ho anche partecipato alla marcia. Il giorno dopo la strage dovevo presentare le nuove canzoni in uno show radiofonico. Pensavo di cancellarlo, ma quelli della radio mi hanno convinto ad andare avanti perché voleva dire non soccombere alla paura”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(3 febbraio 2015)