Qui Milano – Gli eroi della Brigata Ebraica
Oltre cinquemila uomini decisero di partire dalla Palestina mandataria, dal futuro Stato di Israele, per liberare l’Europa dal nazifascismo. Scelsero di imbracciare i fucili e combattere per la libertà. Guidati dalla bandiera con la stella di David, contribuirono in modo decisivo allo sfondamento della Linea Gotica e all’apertura di fronti strategici in tutto il Centro Italia. Erano gli uomini della Brigata Ebraica, il cui vessillo, oramai da diversi anni, sfila con orgoglio alle manifestazioni del 25 aprile, giorno della Liberazione dell’Italia. La Brigata fu parte integrante di quella lotta di liberazione e il suo contributo è stato ricordato e celebrato ieri a Milano a Palazzo Isimbardi, sede della Provincia milanese: alla storia di quei cinquemila valorosi combattenti è stata infatti dedicata una delle serate del progetto Bella Ciao Milano, l’iniziativa della Federazione metropolitana del Partito Democratico legata alle celebrazioni del 70esimo anniversario della Liberazione dell’Italia e dell’Europa dal nazifascismo. Alla stupidità e all’ignoranza di qualcuno – di chi ha voluto ieri macchiare con una vergognosa scritta antisemita l’ingresso di Palazzo Isimbardi, oppure di quei contestatori che il 25 aprile, ignorandone il significato, insultano la Brigata Ebraica – a Milano si è voluto rispondere con la storia, con la cultura, con la memoria del coraggio. Numerosi gli oratori che hanno preso la parola: David Bidussa, storico e direttore della Biblioteca Fondazione G. Feltrinelli, il segretario Pd Metropolitano Pietro Bussolati, Daniele Cohen, vicepresidente della Comunità Ebraica di Milano, il parlamentare Pd Emanuele Fiano, il consigliere comunale Ruggero Gabbai, Betti Guetta, sociologa del Cdec, Daniele Nahum, responsabile cultura PD Metropolitano, lo storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico Fondazione Museo della Shoah, Davide Romano, portavoce della Brigata Ebraica e il neurologo Davide Schiffer, perseguitato razziale e partigiano. L’evento, nel corso del quale è stato letto un messaggio di saluti e di ringraziamento da parte dell’ambasciatore di Israele in Italia Naor Gilon, è stato moderato da Jacopo Tondelli.
A spiegare il significato della scelta degli uomini della Brigata Ebraica di prendere le armi e combattere una guerra solo apparentemente lontana è stato lo storico David Bidussa. “Si va a combattere in casa d’altri, insieme a quelli che là, a casa loro, stanno combattendo per la loro libertà, perché quel loro diritto alla rivolta è anche la testimonianza del nostro diritto alla rivolta – ha spiegato Bidussa – Si va là perché la possibilità del futuro include la scelta, e la scelta vuol dire che quel futuro, la possibilità di averne uno, non è un regalo”. Per avere un futuro bisogna combattere e, nel caso di una guerra per la libertà, bisogna essere disposti a uccidere, sottolinea lo storico. La Brigata ebraica compì questa scelta. “Quei volontari decisero di cambiare la propria storia personale”, ha sottolineato Lele Fiano, che nel suo intervento ha ricordato le responsabilità di una certa sinistra nel mistificare la storia, nel dimenticare il significato della bandiera della Brigata ebraica e della sua diretta discendete, quella di Israele. “Lo stendardo della Brigata – ha dichiarato nel suo intervento Daniele Cohen, portando i saluti della Comunità di Milano – può e deve sfilare a testa alta nel corteo del 25 aprile”. Della Resistenza ebraica in senso più ampio ha invece parlato Marcello Pezzetti, ricordando che “gli ebrei in tutta Europa sono i primi a fare resistenza e molti questo lo dimenticano”. La vicenda più nota è quella del ghetto di Varsavia, ma sono diversi gli esempi portati da Pezzetti per ricostruire il quadro delle rivolte ebraiche contro i nazisti, con ribellioni in altri luoghi della Polonia, in Bielorussia, in Lituania, nei campi di sterminio di Sobibor e Treblinka.
A portare il discorso sull’oggi, gli interventi del neurologo Davide Schiffer, che durante le persecuzioni antiebraiche perse parte della famiglia e scelse in prima persona la via della Resistenza, e della sociologa Betti Guetta. “A chi si rivolge il monito ‘non dimenticare?’”, si chiede Schiffer. Una domanda a cui risponde indirettamente Guetta, sottolineando quanta ignoranza ci sia oggi tra i giovani sia rispetto al periodo storico della Seconda guerra mondiale sia in relazione alla storia di Israele. “Prima di non dimenticare, dobbiamo educare”, ha spiegato la ricercatrice del Centro di documentazione ebraica di Milano. “Le ricerche dimostrano che attorno al triangolo ebrei, Israele, Shoah si concentra una confusione linguistica, semantica, storiografica, impressionante. Un’ignoranza diffusa soprattutto tra i giovani”. Giovani da educare per costruire una coscienza civile diffusa, che sia argine a episodi come quello accaduto ieri in prossimità del convegno sulla Brigata ebraica. La scritta “Sionisti assassini. W la Palestina” è il segno di una cultura distorta, fondata sull’ignoranza e sul pregiudizio, contro cui è necessario costruire una solida barriera. A ricordarlo, Daniele Nahum il quale, come Fiano in precedenza, ha voluto sottolineare l’impegno del Partito democratico nell’isolare “l’antisemitismo di sinistra” e nel ricucire il rapporto tra mondo ebraico e sinistra.
Nel corso della serata, sono state inoltre lanciate due iniziative legate alla festa della Liberazione: il Pd milanese, tramite Nahum, fa sapere che percorrerà una parte del corteo del 25 aprile a fianco della bandiera della Brigata Ebraica. Un gesto per rispondere all’ignoranza di chi ogni anno ne contesta la presenza, dimostrando la propria inciviltà e stupidità. Inoltre, i responsabili del progetto Bella Ciao Milano vorrebbero vedere sfilare al corteo tutte le bandiere nella nazioni che hanno lottato per liberare l’Italia, e non solo, dal giogo nazisfascista. Un’idea proposta anche da Davide Romano, portavoce della Brigata Ebraica, che in riferimento alla serata si è detto contento che “la storia della Brigata sia tornata a scaldare i cuori delle persone”.
Daniel Reichel
(3 febbraio 2015)