Tu BiShvat 5775 – Capodanno degli alberi L’universo in un guscio di noce
Nelle sale cinematografiche è proiettato in questi giorni con grande successo La teoria del tutto, un film in odore di Oscar sulla vita di Stephen Hawking, il grande fisico noto in tutto il mondo per i suoi conseguimenti scientifici e accademici raggiunti nonostante sia affetto da una malattia dei motoneuroni che lo costringe a stare su una sedia a rotelle e a parlare con un sintetizzatore vocale. Quando, ancora studente universitario all’inizio degli anni ’60, diagnosticarono la malattia, gli diedero due anni di vita. E invece è arrivato a ricoprire la cattedra a Cambridge che fu di Isaac Newton, continua a ricevere premi e onorificenze e pubblica libri. Il suo bestseller Dal Big Bang ai buchi neri è stato venduto in tutto il mondo in 10 milioni di copie (significa che una persona ogni 700 l’ha comprato). Un altro suo libro è intitolato L’universo in un guscio di noce. E qui arriviamo al collegamento con Tu BiShvat, il Capodanno degli Alberi. Sostiene Hawking che l’universo primordiale, immediatamente dopo il Big Bang, può essere rappresentato da una sfera leggermente appiattita a uno dei poli e provvista di irregolarità sulla sua superficie. Proprio come una noce. Queste increspature hanno dato origine alle galassie e ai pianeti e poi alla vita e alla intelligenza.
La noce è uno dei frutti più amati dal Midrash e dalla Kabbalà. A differenza di come appare quando la compriamo dal fruttivendolo, la noce che cresce sull’albero è ricoperta dal mallo, un involucro carnoso di colore verde; all’interno del mallo c’è il guscio legnoso che conosciamo bene; e all’interno del guscio si trova il frutto commestibile, ricoperto da una sottile pellicola marrone. Sono quindi tre gli involucri. Il Midrash afferma che la noce assomiglia al Santuario di Gerusalemme, il microcosmo costruito dall’uomo in corrispondenza del macrocosmo creato dalla Divinità. Il Santuario era diviso in tre sezioni concentriche: il Cortile; il Santo; e il Santo dei Santi, all’interno del quale c’era l’Arca Santa con le Tavole della Legge. Per la Kabbalà, le diverse bucce della noce sono il simbolo delle tante barriere che separano l’uomo dalla Presenza Divina. Uno degli scopi del Seder di Tu BiShvat è proprio quello di abbattere queste barriere.
Quando ero bambino, per gioco, facevamo delle navicelle con i gusci di noce, svuotati e riempiti di cera in cui infilzavamo uno stecchino e un foglio di carta a mo’ di vela. Chissà se i bambini di oggi giocano ancora con le noci. Magari direbbero come l’Amleto di Shakespeare, che Hawking ha posto a incipit di un capitolo del libro: “Potrei essere rinchiuso in un guscio di noce e sentirmi re dello spazio infinito”.
Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano e CNR
(4 febbraio 2015)