Qui Milano – L’Enigma in mostra
“È bellissima”, si lascia sfuggire in un sospiro Alan Turing, interpretato da Benedict Cumberbatch nel recente film The Imitation Game, quando vede per la prima volta Enigma. A chiunque è però possibile lasciarsi stupire da quell’incredibile protagonista della Storia anche adesso, ammirandone l’esemplare esposto al Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. Enigma era la macchina generatrice di messaggi in codice che il regime nazista utilizzava durante la Seconda Guerra Mondiale per le sue comunicazioni e che il matematico inglese riuscì a decrittare, grazie all’invenzione della macchina elettromeccanica Bomba. “Sa quante vittime ha già causato Enigma? Tre, e solo durante questa nostra conversazione”, spiega un capo dei servizi segreti britannici a Turing sempre nel film. Nascosto con un gruppo di crittografi, matematici e linguisti a Bletchley Park, a settantacinque chilometri da Londra, lo scienziato riuscì con la sua creazione nell’impresa impossibile di leggere quei messaggi criptati, anticipando tutte le azioni belliche nemiche e permettendo così agli Alleati di vincere la guerra, salvando innumerevoli vite. Grandi eventi della Storia, tra cui lo sbarco in Normandia, hanno origine proprio a Bletchley Park.
In Italia esemplari di Enigma erano già presenti prima della guerra, allo scopo commerciale per cui originariamente la macchina era stata creata, ma dal 1940, con l’adesione al conflitto, ne arrivarono versioni più elaborate. Un esemplare pervenne al Museo della scienza e della tecnica grazie alla donazione di una generosa signora milanese, Lina Galeazzi, nel 1987. Il macchinario risale sicuramente al 1937 e fu di certo utilizzato in qualche ufficio italiano, anche se non se ne conoscono precisamente le vicissitudini. Quando Turing riuscì a decifrarne i messaggi aveva soltanto 28 anni, e sebbene oggi sia considerato uno dei padri dell’informatica per i suoi studi sull’intelligenza artificiale compiuti negli anni trenta, quando l’invenzione del primo moderno computer non era ancora nemmeno una fantasia, il suo contributo essenziale all’esito del secondo conflitto mondiale rimase nascosto, per volere dei servizi segreti britannici, fino alla metà degli anni ’70, quando Turing e molti altri suoi colleghi erano già morti da tempo. Alan si era infatti suicidato nel 1954, per la sofferenza causata dalla condanna per la sua omosessualità, in seguito alla quale aveva dovuto assumere farmaci per la castrazione chimica. Una dichiarazione di scuse ufficiali da parte del governo britannico è stata emessa solo nel 2009, mentre solo nel 2013 gli è stata concessa la grazia postuma dalla regina.
Oggi gli straordinari meriti scientifici di Alan Turing sono ben noti e nel 2012, in occasione dei cento anni dalla nascita del matematico, è stata aperta al Museo “Leonardo Da Vinci” di Milano la mostra “Tecnologie che contano” per ricordarne l’eccezionale figura, all’interno della quale i visitatori possono ammirare l’esemplare di Enigma. La mostra è stata poi mantenuta per due ragioni, ha dichiarato al Corriere della Sera Fiorenzo Galli, direttore generale del Museo (nell’immagine). Innanzi tutto “per testimoniare l’importante ruolo di un pioniere di un mondo che oggi è la nostra dimensione quotidiana”, spiega. “In secondo luogo perché la mostra rappresenta un embrione della futura nuova sezione di informatica per la quale ci stiamo preparando e che non può mancare in un moderno museo della scienza e della tecnologia”. “Voi non riuscirete mai a comprendere l’importanza di quello che io sto creando qui!”, urla Turing nel film, mentre viene ostacolato e non sostenuto nella sua audace sperimentazione. Ma finalmente oggi il suo genio viene davvero compreso.
Francesca Matalon
(5 febbraio 2015)