J White – Una start up sotto la neve
“Il primo evento ebraico internazionale invernale organizzato con la formula peer-to-peer”, così Benedetto Sacerdoti spiega la realizzazione di JWhite, il campeggio invernale organizzato assieme a Ariel Nacamulli e Giulio Piperno e destinato a giovani ebrei di tutta Europa che nella sua prima edizione ha raccolto 40 partecipanti da otto paesi diversi.
“Il successo dell’evento, a dire dei partecipanti, era il clima rilassato – spiega Sacerdoti – Le attività venivano organizzate spontaneamente e presto si è instaurata una atmosfera da vacanza fra amici, seppur sconosciuti fino al giorno precedente”. Diverse le novità legate all’evento: in primo luogo la formula con cui è stato organizzato, quel peer-to-peer che veniva spiegato nella locandina in cui si pubblicizzava l’evento come una compartecipazione da parte di tutti alla realizzazione dell’iniziativa. “Peer-to-peer significa che questo evento è fatta da voi – si leggeva nel lancio dell’evento su Facebook, tenutosi dal 23 al 29 dicembre sulle Dolomiti – Vuoi condurre una lezione? Insegnare alcuni passi di danza? Suggerire qualche attività? Il palco è tuo!”.
“L’ultima parashà del 2014 riporta l’episodio da cui deriva il nome del popolo ebraico: “yehudim”. I Maestri insegnano che prendiamo il nome da Yehuda perché gli ebrei si prendono la responsabilità delle proprie azioni e del proprio destino, così come Yehuda, quando affronta Yosef dicendogli che non può tenere prigioniero Biniamin”, da questo passaggio, afferma Sacerdoti, è venuta l’ispirazione a lanciarsi in questo nuovo progetto, una start up dedicata all’organizzazione di un evento invernale per l’ebraismo giovanile italiano ed europeo.
“Essendo venuta a mancare la Wing, il tradizionale campeggio invernale dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, da anni organizzato insieme ad altre realtà straniere – afferma Sacerdoti – il nuovo evento doveva per forza di cose appoggiarsi su un format completamente diverso”. A maggior ragione non essendo prevista per l’iniziativa una copertura economica da parte di istituzioni ebraiche o di un budget stanziato. “Il nuovo format ha mutuato alcune caratteristiche fondamentali delle realtà imprenditoriali: lancio sul mercato il più rapido possibile, ampia copertura mediatica e promozionale, e quello che manca lo si aggiunge strada facendo”, continua Benedetto. Il logo, la locandina, il sito, della mailing list, della pagina Facebook e dell’evento, tutto è stato creato in due giorni, praticamente senza nessun costo. Ad esempio, “il logo l’ho disegnato a mano sul cellulare utilizzando l’APP per i memo. Un amico me l’ha poi rifatto al computer in poche ore”.
“Per ridurre i costi al minimo – sottolinea – è stato necessario variabilizzare tutti i costi fissi ed eliminare quelli possibili. Abbiamo iniziato stravolgendo il contratto con l’hotel. Niente più esclusività e camere garantite. Noi avremmo garantito il nostro impegno, loro ci garantivano che la cucina fosse interamente kasher. Gli altri ospiti avrebbero mangiato quello che mangiavamo noi.
L’altra novità riguardava la seconda voce di spesa più importante, le spese per lo staff. Mentre in passato la Wing si era sempre appoggiata su di un team numeroso di persone, ai quali veniva rimborsato il viaggio e il soggiorno, in cambio del lavoro di organizzazione del campeggio e di tutte le attività, J White ha deciso di mutuare il modello organizzativo di Limmud: uno staff molto ridotto avrebbe garantito la logistica dell’evento – pubblicità, gestione iscrizioni, hotel, kasherut, trasporti – mentre tutte le attività sarebbero state organizzate dai partecipanti stessi”. Come incentivo per dare il proprio contributo alla realizzazione dell’evento, anche un piccolo sconto, fino a 50 euro, per chi avesse voluto organizzare una serata, dei giochi o magari una lezione. “Lo staff quindi, non essendo gravato di pesanti incombenze durante il campeggio, ha potuto sciare e divertirsi tutti i giorni e ha contribuito all’economia del campeggio pagando la propria quota partecipativa”.
Ad aiutare la copertura dei costi – tra cui quella per il mashghiach – la donazione di privati. “Fortunatamente alcune persone di Roma ci hanno offerto una copertura, che ci ha permesso di limitare il rischio. A loro va tutta la nostra gratitudine, senza quel po’ di fiducia in noi il progetto non sarebbe mai partito”, il ringraziamento di Sacerdoti.
Per la promozione, sottolineano gli organizzatori, sono stati sfruttati tutti i canali gratuiti possibili. “Dalle locandine attaccate per strada e inviate via email alle comunità ebraiche in tutta Italia, al tam tam via Facebook, email e Whatsapp, sfruttando flyer elettronici per comunicare le novità nell’organizzazione dell’evento e diffondere l’evento”. Il risultato: 40 partecipanti, da otto paesi diversi, un pullman organizzato da Milano Centrale (prenotato cinque giorni prima della partenza, in stile lean-production, in modo da avere la certezza del numero di persone che avrebbero richiesto il servizio), e sei giorni fra sci e serate.
“Fra le novità anche il risultato dell’evento – afferma Sacerdoti – Coperte tutte le spese, J White ha registrato un utile di oltre 2mila euro. Il bilancio dell’evento, corredato da tutta la documentazione, è stato consegnato all’UCEI per essere visionato e gli organizzatori hanno già le idee chiare su come spenderli. Una parte è già stata donata alla Deputazione Ebraica di Roma per far fronte ad una situazione di emergenza che coinvolge alcune famiglie che non hanno un posto caldo dove dormire. I soldi restanti li useremo per future iniziative. Già c’è qualcosa in cantiere”.
(6 febbraio 2015)