Pew Research Center e i dati di Della Pergola L’evoluzione dell’Europa ebraica
Mentre i leader mondiali usano sempre più la parola “esodo” in riferimento agli ebrei europei, questi ultimi, censiti e ricensiti, continuano ad essere più di un milione. E a settant’anni esatti dalla liberazione di Auschwitz, il Pew Research Center di Washington pubblica un rapporto secondo il quale il declino del numero di ebrei in Europa negli ultimi sette decenni si è mostrato costante. Il calo non si presenta omogeneo né dal punto di vista cronologico, con picchi legati ad alcuni eventi maggiori, né soprattutto dal punto di vista geografico, essendo relativo primariamente e in maniera più massiccia che in qualsiasi altra parte del mondo all’Europa dell’Est.
L’analisi trova il suo punto di partenza nel lavoro di Sergio Della Pergola, demografo dell’Università Ebraica di Gerusalemme, basandosi sulla sua ricerca storica del 1993 che misurava le variazioni numeriche della popolazione ebraica europea tra il 1939 e il 1991.
Per prima cosa dunque, i numeri. Nel 1939, all’alba del primo conflitto mondiale, c’erano 16.6 milioni di ebrei nel mondo, 9.5 dei quali (corrispondente al 57 percento) in Europa. La maggior parte della popolazione ebraica abitava dunque nel Vecchio Continente. Il primo enorme calo, dopo la tragedia della Shoah, è avvenuto nel 1945: al termine della guerra erano rimasti 11 milioni di ebrei nel mondo, in Europa 3.8 milioni (corrispondente al 35 percento).
Da allora, se si guarda alla popolazione ebraica globale si individua una crescita, anche se non si è mai tornati ai numeri anteriori alla Shoah (nel 2010 un rapporto del Pew Research Center contava un totale di 14 milioni di ebrei nel mondo). Tuttavia, se invece si prende in considerazione solo l’Europa, sempre secondo la ricerca di Sergio Della Pergola, il calo è stato ininterrotto. Nel 1960 sul suo territorio vivevano 3.2 milioni di ebrei; nel 1991, dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, il numero è crollato a 2 milioni.
Oggi secondo gli studi di Della Pergola, ci sono 1.4 milioni di ebrei in Europa: si tratta del 10 percento della popolazione ebraica mondiale, dello 0.2 percento della popolazione Europea totale.
Ma le regioni del continente non sono colpite dal calo nella stessa misura. Esso riguarda in primissimo luogo l’Europa dell’Est. Nel 1939 erano presenti nell’allora Unione Sovietica 3.4 milioni di ebrei; tra quelli che sono stati sterminati durante la Shoah e il gran numero di quelli che in seguito sono emigrati in Israele, la regione ha conosciuto un calo massiccio e oggi vi abitano 310 mila ebrei. Simile è stato il destino anche di paesi vicini fuori dall’URSS. Ben diversa la situazione dell’Europa occidentale. In Francia, ad esempio, la variazione nella popolazione ebraica tra il 1939 e il 2010 è stata minima: c’erano 320 mila ebrei prima della guerra, 310 mila cinque anni fa. Gli ultimi sondaggi hanno però rilevato un forte aumento dell’emigrazione dalla Francia verso Israele. E in Gran Bretagna, dove pure si è registrato quest’anno un record nel numero di episodi di antisemitismo, la popolazione ebraica è leggermente calata ma ancora consistente e da sola quasi raggiunge quella dei paesi est-europei.
Un’analisi delle cause è appena accennata nel rapporto. La crescita notevole della popolazione ebraica residente in Israele, oggi più di undici volte maggiore rispetto al 1945, mostra che sicuramente il declino della popolazione europea iniziato dopo la guerra è un risultato dell’emigrazione verso il paese. Tuttavia, segnala il rapporto, “ci sono altri possibili fattori nel declino dell’ebraismo europeo, tra cui il matrimonio misto e l’assimilazione culturale”.
Francesca Matalon
(10 febbraio 2015)