Indifferenza
C’è un filo immaginario che lega inevitabilmente alcuni eventi del passato con altri del nostro presente. Questo filo purtroppo è rappresentato da un atteggiamento d’indifferenza che è possibile riassumere con una frase: finché è l’altro a essere colpito a me non interessa. Un ingiustificato menefreghismo che purtroppo è stato il protagonista di tante tragedie della nostra storia. Toccò agli armeni, poi agli ebrei, agli zingari, agli omosessuali, passando tra le tragedie del secolo scorso, piombando inesorabilmente in un presente nel quale le lezioni del passato pare non siano servite a nulla. Non succede sotto casa mia e quindi non mi appartiene; non lo vedo con i miei occhi, se non in televisione, e quindi non mi impressiona più di tanto; non capita a un mio amico, un mio correligionario e quindi non mi sento parte della tragedia. Questo è il punto centrale della questione, la tranquillità di sentirsi al sicuro proprio perché riteniamo che quello che sta accadendo sia per vari motivi distante da noi. Invece tutti dovrebbero rendersi conto che quando vengono messi in discussione valori assoluti o diritti fondamentali, noi siamo i torturati, siamo gli oppressi, gli uccisi. Siamo noi l’altro. Chiudo con una frase del Pirke Avot ripresa anche da Primo Levi ed estremamente attuale: “Se non noi, chi per noi? E se non ora, quando?”.
Daniele Regard
(18 febbraio 2015)