Time out – Quali sionisti

funaroPossiamo ancora definirci sionisti? Non è una domanda banale, ma è la necessaria riflessione che dovremmo affrontare il prima possibile.
Sembra infatti che una parte consistente di coloro che un tempo si dichiaravano sionisti abbiano smesso oggi di ragionare come tali. Come spiegare altrimenti la decisione di alcuni di criticare la scelta d’Israele di definirsi uno Stato ebraico o quella di attaccare il primo ministro israeliano per aver invitato gli ebrei a tornare a casa? Non possiamo che pensare che sia così, anche perché non vogliamo immaginare che questa scelta sia puramente politica per attaccare Netanyahu, il che significherebbe svendere le ragioni del sionismo alla propaganda politica; e allora siamo costretti a pensare che alcuni sionisti non lo siano più e che anzi ne siano diventati oppositori.
E non può essere altrimenti perché su alcuni punti non ci possono essere ambiguità: Israele è uno Stato ebraico che ha come scopo quello di far tornare a casa gli ebrei di tutto il mondo.
Questo in parole povere è il sionismo e se qualcuno lo avesse dimenticato si rilegga pure le parole di Teodoro Herzl che nel suo saggio del 1896 “Lo Stato Ebraico” progetta la nascita dello Stato d’Israele ricordando come sì, anche l’antisemitismo costituisca una spinta alla nascita d’Israele. Eppure molti sembra che lo abbiano dimenticato, più per ragioni politiche che ideologiche, come se questa non fosse una colpa; ma di fronte alla crescita dei nostri nemici non dobbiamo indietreggiare, né temere di affermare le ragioni d’Israele per compiacere i politici dei paesi che non ci difendono dagli attentati, dobbiamo trovare invece la forza per ribadire che le ragioni che portarono alla nascita d’Israele sono ancora valide a prescindere dai politici israeliani che le sostengono.

Daniel Funaro

(19 febbraio 2015)