Islamici italiani, il dialogo e le ambiguità
“La nostra testimonianza di solidarietà e di condivisione spirituale rischia di essere inefficace se non matura anche un riconoscimento istituzionale che metta in luce i vari ma autentici germogli di un Islam italiano distante dal pericoloso sdoganamento di personaggi e correnti che vorrebbero approfittare della crisi per ottenere una legittimazione facendo uso persino del dialogo ‘solo con i cattolici’ per mitigare la loro tecnica di dissimulazione”. Lo ha affermato l’imam Yahya Pallavicini, vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica Italiana, intervenendo al tavolo di confronto con le rappresentanze islamiche nazionali convocato nella giornata di ieri dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Riferimenti apologetici basati sul formalismo radicale o posizioni ambigue e offensive nei confronti della comunità ebraica italiana e internazionale – ha sottolineato l’imam – sono segnali evidenti di una interpretazione errata degli insegnamenti autentici dell’Islam e irrispettosa della società e delle istituzioni italiane”.
Tra i partecipanti all’incontro anche figure di riferimento delle moschee di Roma, Napoli e Palermo, rappresentanti di sigle legate all’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia e leader delle comunità albanese, pakistana e senegalese. Un quadro articolato, specchio di un Islam italiano che al suo interno è ancora oggi diviso tra chi ricerca il dialogo, la fratellanza e la pacifica convivenza e chi invece sembra lasciarsi dietro una scia di forti ambiguità.
Appartiene alla seconda categoria Roberto Hamza Piccardo, fondatore e a lungo presidente dell’Ucoii, più volte distintosi in passato per posizioni e iniziative controverse e per la vicinanza espressa al movimento dei Fratelli Musulmani. “L’espansione dell’Islam nel mondo contemporaneo, tranne che in situazioni particolari, non può contemplare l’uso delle armi per raggiungere il suo scopo di conversione” afferma in una intervista realizzata da Gad Lerner che appare oggi sul quotidiano Repubblica. Viene da chiedersi quali siano queste “situazioni particolari”, ma purtroppo non è dato saperlo. “Siamo cittadini impegnati anche sul piano della sicurezza, oltre che in una lotta di tipo spirituale e culturale” sottolinea poi Picardo. Il leader Ucoii rivolge nell’occasione un invito ai suoi correligionari affinché, ricalcando quanto avvenuto a Oslo lo scorso Shabbat, si offrano come “scudi umani” a tutela delle persone che partecipano ad eventi organizzati in sinagoghe e in altri luoghi a rischio.
“Distinguere chi prega da chi spara. Lavorando insieme a chi prega, saremo più forti nel disarmare chi spara” ha twittato il ministro Alfano al termine della riunione.
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(24 febbraio 2015)