…elezioni
Con la sua nomina del giudice Yossi Shapira a Controllore di Stato – una specie di Corte dei Conti composta da una sola persona ma molto più mordace – Benjamin Netanyahu era convinto di avere piazzato sull’elevato seggio un altro yes-man al posto del polemico e attivista predecessore Micha Lindenstrauss.
E invece proprio sotto elezioni, Shapira ha tirato fuori uno dopo l’altro due nuovi rapporti, uno sulla conduzione oscenamente sprecona dell’economia domestica nella residenza del primo ministro, e un secondo ieri sulle politiche dell’edilizia degli ultimi tre governi, uno di Olmert e due dello stesso Netanyahu. Sulle spese pazze e stravaganti della moglie Sara e l’addebitamento al bilancio dello stato dei restauri delle proprie abitazioni private, Netanyahu sta cercando di incolpare nientedimeno che il proprio maggiordomo. Invece sulle difficoltà dell’alloggio che negli ultimi anni hanno prodotto aumenti dei prezzi degli appartamenti di decine di punti percentuali, Bibi cerca di incolpare Ehud Olmert, il suo predecessore fino al 2009, e poi Yair Lapid, il suo ministro del tesoro negli ultimi due anni.
Il primo ministro, comunque, non può avere alcuna responsabilità e nemmeno alcun interesse in queste piccolezze perché la sua attenzione deve essere ora tutta concentrata sulla preparazione del discorso di fronte al Congresso americano la prossima settimana. I sondaggi pre-elettorali dimostrano che queste alterne vicende non incidono negativamente sull’immagine del primo ministro e del suo partito. Sembra invece comprovato il vecchio slogan pubblicitario: che se ne parli in bene o in male, purché se ne parli.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
(26 febbraio 2015)