Firenze – Il coraggio di vivere
Nella splendida Sala Verde di Palazzo Incontri in via de’ Pucci, ospiti della Cassa di Risparmio, per iniziativa congiunta delle Edizioni San Paolo, che ne hanno curato la ristampa, della Comunità ebraica, dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana (ISRT) e del Centro Culturale San Paolo, come attività ancora collegata alla celebrazioni del Giorno della Memoria, è stata presentata la nuova edizione del primo libro di Nedo Fiano (nell’immagine), uno dei pochissimi sopravvissuti alla deportazione in cui ha perso tutta la famiglia, che solo dopo aver portato per anni ai giovani la sua testimonianza, agli inizi del Duemila ha trovato la forza di metterla per scritto in “A 5405-il coraggio di vivere”.
In apertura, dopo il saluto dell’editore, è intervenuto con sentitissime parole monsignor Andrea Bellandi, vicario generale dell’Arcidiocesi di Firenze, e quindi il professor Leonardo Bianchi ha iniziato a moderare l’incontro, molto partecipato e protrattosi per tre ore.
Quale giurista e docente di diritto costituzionale il professor Bianchi ha tenuto una lezione molto attuale parlando sulla recentissima approvazione al Senato della legge sul negazionismo così fortemente legata alla lettura del libro e per tutta la serata ha poi commentato con grande acume i vari interventi; il filosofo Maurizio Schoepflin si è particolarmente soffermato sull’importanza delle singole storie di ogni deportato, la storica Marta Baiardi, che tanto ha studiato la deportazione da Firenze, ha tenuto un brillante e commosso discorso centrato su Nedo Fiano da lei varie volte incontrato, rav Joseph Levi ha centrato le sue parole sull’importanza dei ricordi della famiglia che danno anche un quadro della vita comunitaria precedente alle persecuzioni.
Sono quindi iniziati gli interventi del pubblico, per primo quello della scrivente, che con il novantenne Giulio Canarutto, compagno di classe di Nedo, erano gli unici presenti a ricordarlo alunno di quella scuola ebraica, isola felice di quegli anni per tanti ragazzi.
Tra i successivi numerosi interventi merita segnalare quello del giovanissimo rappresentante della FUCI e di un altro 26enne iraniano che ha voluto giustamente associare le nostre sofferenze a quelle subite dai suoi genitori in Iran.
Lionella Viterbo
(26 febbraio 2015)