In viaggio verso la Chuppah
Chi ama la tv generalista o chi suo malgrado ha un televisore impolverato che ogni tanto accende distrattamente saprà che il nuovo millennio ha portato con sé un fardello: i reality show.
Veri o costruiti che siano, i programmi che imitano la vita quotidiana e rispondono a ogni necessità dello spettatore. Alla lunga serie di varianti ieri si è aggiunto l’americano “Kosher Soul”, reality decisamente trash di Lifetime che segue il percorso verso la chuppah della coppia formata dal comico afroamericano O’Neal McKnight e la stilista ebrea Miriam Sternoff.
La coppia si è conosciuta in ascensore mentre O’Neal faceva lo stylist per il rapper Puff Daddy e da quando il suo sguardo ha incrociato il taglio di capelli pixie di Miriam non si sono più lasciati.
Le telecamere seguono costantemente i due promessi sposi durante la preparazione del loro matrimonio tra alti e bassi. O’Neal, che ora porta un cappellino da rapper con la scritta ‘Kosher’ (“e pensare che prima non sapevo nemmeno cosa significasse ‘Kosher'” spiega ridendo), ha deciso di avvicinarsi all’ebraismo senza però tralasciare le proprie radici. Miriam dal canto suo, felice della conversione del marito, scopre per la prima volta la cultura afro.
Il comico spiega poi come la religione ebraica lo abbia conquistato: “Quello che mi intriga è che bisogna continuamente essere curiosi, continuamente porsi delle domande”.
Il programma però non manca di irritare qualcuno per i dialoghi fitti di stereotipi che porta con sé. “Mi chiedete se sono offesa? La risposta è sì” scrive una blogger. E intitola la sua riflessione “Quanto è casher Kosher soul?”.
Il reality non manca di dedicare puntate al processo di avvicinamento del futuro marito all’ebraismo con tanto di colloqui con i rabbanim e prime prove allo specchio indossando la kippah anche se, sottolinea O’Neal, questa è una scelta che fa solo per la moglie: “Quando mi sono trasferito a New York, sono entrato in contatto con la religione. Che dire, l’ebraismo è stato un ritorno a casa”.
Ma in tv ci vuole ritmo e momenti di spiritualità vengono remixati con battute sulla circoncisione e riferimenti sessuali che più trash non si può. “Poteva essere una bella idea – scrive una spettatrice su Twitter – ci voleva più umorismo e meno stereotipi per raccontare due culture straordinari”, mentre un altro pubblica la foto del suo matrimonio e scrive: “Questo è come dovrebbe sembrare una vera kosher soul”.
Sui social si lamenta anche Michael Twitty ebreo afroamericano che ricrea in cucina antichi piatti africani e ha usato prima di loro il termine ‘kosher soul’: “Continuano a confondermi con lo show e la mia identità non è uno scherzo”.
A fare il bilancio è l’esperto di tv Brian Lowry, columnist di Variety che beffardamente aggiunge: “Gli ebrei e gli afroamericani hanno sofferto abbastanza per poter sopravvivere anche al reality Kosher Soul”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(26 febbraio 2015)