Moshè…

Nella Parashà di questa settimana, Tetzaveh, il nome di Moshè non compare mai. I nostri Maestri spiegano che ciò è una specie di punizione ai suoi danni per aver chiesto di essere cancellato dalla Torah se D.o avesse distrutto Israele: non è lecito maledire o annullare se stessi, perché ognuno di noi è voluto e creato da Ha-Qadòsh Barùkh Hu’. Per questo, Moshè è stato ‘cancellato’ almeno in un brano.
Tuttavia, ad essere cancellato è solo il suo nome, e non la sua presenza come depositario dell’insegnamento divino e delle azioni da compiere per ordine di D.o stesso, tra le quali la preparazione delle vesti sacerdotali e la preparazione di Aharòn e dei suoi figli al sacerdozio.
Qui sorge una domanda: perché il sacerdozio è stato affidato ad Aharòn e non a Moshè stesso? La domanda è tanto più lecita se vediamo che il Midràsh vi accenna, affermando che quando Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ ha detto a Moshè di preparare suo fratello, egli se ne dispiacque, ma D.o gli fece osservare: “La Torah era Mia, e l’ho data a te!”. Ed allora, perché non anche il sacerdozio?
Secondo il Magghìd di Dubno, allo scopo di avvicinare i peccatori è necessario qualcuno che sia il più possibile vicino al popolo, mentre Moshè era ad un livello troppo elevato per essere adatto a quello scopo, così come un docente universitario non è adatto ad insegnare in una scuola materna. Al dispiacere di Moshè, Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ spiegò che essendo lui il depositario della Torah, non poteva occuparsi del sacerdozio, che comporta la necessità di mescolarsi alla quotidianità del popolo.
Per questo era un errore anche la richiesta di Moshè di essere cancellato dalla Torah: essa è legata a filo doppio alla sua persona; e per questo motivo, anche dove il suo nome non appare, la sua presenza è percepibile.
È quindi un errore annullare se stessi: anche nel giorno di Kippùr, quando chiediamo perdono per i nostri peccati, è doveroso digiunare e provare un senso di debolezza, ma è vietato giungere al punto da stare male. Anche chi non si ama, non ha il diritto di annullarsi: ognuno ha una sua specificità, voluta e creata da Ha-Qadòsh Barùkh Hu’, e per questo ognuno ha un suo valore irrinunciabile.
Non solo: ognuno ha un suo ruolo, a lui adatto, e tale ruolo è importante nella composizione della società, a qualunque livello; quindi non merita gloriarsi di ciò che si è, ma anche nessuno può essere disprezzato per ciò che è.
Questi sono elementi costanti nell’Ebraismo: di essi esso è intessuto e pertanto devono essere mantenuti, approfonditi, studiati e messi in pratica.

Elia Richetti, rabbino

(26 febbraio 2015)