Yid Army, radici e leggenda
A poche ore dall’inizio di Fiorentina-Tottenham massima allerta, dopo i fatti di Roma, per i danni che le componenti più estreme della tifoseria inglese potrebbero generare ai tesori del centro storico fiorentino. Mobilitazione di massa delle forze dell’ordine, vendita di alcolici vietata. Allo stesso tempo sui quotidiani si fa un gran parlare delle radici del club e della sua caratterizzazione. Tanto che, con un accostamento poco felice, c’è chi ha titolato “Gli ultrà dal nome ebreo (con il fantasma hooligans)”.
A parte l’uso improprio della lingua italiana (andava casomai scritto ‘ebraico’) si tratta di un’impostazione corretta? Si può parlare in questo modo di club “ebraico” se poi si va a legare questa suggestione al tema, assai meno suggestivo, dei rischi per la sicurezza delle città italiane causati da sedicenti tifosi di calcio? Non è un gioco pericoloso? E soprattutto, il tifo ‘ebraico’ è davvero così centrale come viene raccontato?
“Yid Army” è il nome con cui è conosciuta nel mondo la tifoseria degli Hotspur. Un appellativo che si richiama al termine “yiddish”, la storica lingua degli ebrei dell’Est, e che in passato non ha mancato di suscitare situazioni di ostilità da parte di supporter tendenti a idee politiche estreme. Nel corso della sua gloriosa storia la curva del Tottenham ha spesso assunto iniziative identitarie e al White Hart Lane bandiere israeliane e striscioni con la Stella di Davide non sono certo una rarità. Ma qual è la reale consistenza di questo fenomeno? Andando oltre la suggestione, il tifo ‘ebraico’ è quasi irrilevante come percentuale. “Yid Army” è un nome che unisce popoli e culture diverse in una comune fede calcistica, non il termometro di una più o meno spiccata ‘ebraicità’ dei supporter degli Spurs. D’altronde non esiste un nucleo ebraico così significativo all’interno del quartiere di Tottenham e neanche un particolare legame con la comunità ebraica inglese. Ed è solo un caso, alla luce di una storia antichissima (il club ha 133 anni di vita), che il suo proprietario si chiami oggi Daniel Levy.
Un po’ come accade per l’Ajax, anche il Tottenham “paga” questa sua peculiarietà con il verificarsi, sia in patria che all’estero, di episodi di intolleranza che hanno visto tifoserie rivali in prima linea nel propagare cori violentemente antisemiti e contenenti richiami alla persecuzione e alla Shoah. È intervenuta persino la Federazione inglese, che ha chiesto ai fan degli Spurs di rinunciare alla locuzione ‘Yid Army’ per una nuova formula che non possa essere strumentalmente utilizzata dalle tifoserie rivali. Proposta alla quale i leader della curva hanno replicato con sdegno rivendicando il loro diritto a far proprio quell’appellativo. Nel dibattito è intervenuto anche il premier David Cameron, che ha spiegato come il termine ‘Yid’ non contenga in sé i germi dell’odio ma che lo stesso si alimenti a seconda di come il termine viene pronunciato e contestualizzato. Da Downing Street è comunque arrivato l’invito “a vigilare attentamente”.
a.s twitter @asmulevichmoked
(26 febbraio 2015)