Cinquanta sfumature di bianco
Gli archivi restano chiusi, ma in compenso la cinematografia di ispirazione cattolica ci regala ancora una fiction per riscrivere la storia. E le polemiche già si addensano all’orizzonte. A cominciare dalla scelta del titolo, forse non è delle più azzeccate, e dalla locandina che mostra un inedito Pio XII con la stella gialla sul petto. “Sfumature di verità” l’ultimo film di Liana Marabini è ansioso di porgere nuove certezze nella questione, complessa e dolorosa, del ruolo svolto da Pio XII negli anni della Shoah, rappresentando un tassello importante nel processo di canonizzazione del pontefice.
Il film – che sarà presentato a marzo in Vaticano – narra la storia di David Milano, giornalista ebreo-americano (interpretato da David Wall) che dagli Stati Uniti approda in Italia, patria dei suoi genitori, per un’inchiesta dedicata a Pio XII. La figura del giornalista si ispira a Gary Krupp, ebreo newyorkese fondatore di Pave the Way, organizzazione per il dialogo tra le religioni, che ha sempre rivendicato l’aiuto offerto agli ebrei da Pio XII durante la seconda guerra mondiale. Ma all’inizio della sua inchiesta David Milano è di tutt’altro avviso. Finirà per ricredersi, dopo un’approfondita indagine che per certi versi ripercorre quella della stessa Marabini che per questo lavoro dice di essersi basata su quasi circa centomila pagine di documenti e testimonianze poco note o inedite di ebrei sopravvissuti.
Gli ebrei che da Pio XII sono stati salvati “dalla deportazione e dalla morte – sono più di 800 mila: è un numero impressionante”, dice la regista, che in passato ha diretto e prodotto altri film sulla Chiesa tra cui “Vivaldi, il prete rosso” (2009) e “Il giardiniere di Dio” (2010) incentrato sulla figura del genetista Mendel promuovendo altre iniziative tra cui la Fondazione Mirabile Dictu, International Catholic Film Festival da lei presieduta. “Quest’azione – continua – è stata compiuta in vari modi: dalle lettere e disposizioni che impartiva ai vescovi del mondo intero, dove raccomandava l’assistenza a 360 gradi agli ebrei in pericolo, alle case e strutture della Chiesa, perfino all’interno delle mura vaticane, in particolare nella sua residenza estiva di Castel Gandolfo, dove li nascondeva”.“Pio XII – è la conclusione – non può essere chiamato con disprezzo ‘il papa di Hitler”. […] ho incontrato persone che mi hanno detto ‘Ringrazio Pio XII che mi ha dato la vita, salvando i miei genitori o i miei nonni’. Per me è stata una ragione sufficiente per fare questo film”. Il film, che annovera nel cast anche Christopher Lambert, Giancarlo Giannini e Remo Girone, passerà fuori concorso a Cannes e sarà nelle sale ad aprile.
Daniela Gross – da Pagine Ebraiche, marzo 2015
(2 marzo 2015)