PIO XII – Presentazione di “Shades of Truth”
Ciak, si beatifica
Pagine Ebraiche di marzo, attualmente in distribuzione, ci aveva già messi in guardia con una certa ironia: l’ennesimo polpettone revisionista dedicato ai comportamenti del papa Pio XII durante la Shoah, preannunciava, ci farà vedere cinquanta sfumature di bianco. Ma alla prova dei fatti, ora che il film “Shades of Truth” è stato presentato per la prima volta agli addetti ai lavori, possiamo convenire che non esiste preparazione spirituale sufficiente ad affrontare un’esperienza tanto catastrofica.
Vicende drammatiche che hanno segnato indelebilmente i destini di milioni di persone sono degradate alla stregua di una goffa soap opera di dubbia qualità, infarcita di luoghi comuni e di fattoidi che non spostano di un capello quanto era già noto. Prima che cali il sipario appare sullo schermo un onirico Pio XII che sfoggia persino la stella gialla. La storia e le sofferenze vengono riaccomodate a piacimento, l’immaginazione galoppa.
Nel frattempo gli storici, gli unici titolati a parlare di fatti tanto delicati e significativi, faticano ad accedere ai documenti utili ad accertare i fatti. Ma a che serve la Storia, se ci pensa il cinema a riscrivere tutto a piacimento.
Riaccese le luci in sala, la storica dell’ebraismo Anna Foa non nasconde lo sbalordimento e il fastidio per un’iniziativa tanto infelice. “Questi temi – commenta gelida – sono molto seri e importanti. Devono essere lasciati alla ricerca, allo studio dei documenti. L’immaginazione della gente di spettacolo sarebbe più prudente metterla da un canto”. Appena poche parole, niente di più, per lasciar intendere che l’unica reazione proponibile, la più amichevole possibile nei confronti delle componenti mature e trasparenti del mondo cattolico, le prime ad essere danneggiate da un’operazione tanto malaccorta, in questo caso può essere solo il silenzio.
Il papa degli anni bui in sala viene a un certo punto descritto come il personaggio “più incompreso del XX secolo”. Se fosse vero, operazioni come queste ne sarebbero un’ulteriore dimostrazione. Un simile disastro, forse, non se lo meritava nemmeno lui.
(2 marzo 2015)