Purim 5775 – La Meghillah e noi

isrDopo essersi riuniti nelle sinagoghe per leggere la Meghillah di Ester, le comunità ebraiche del mondo intero hanno iniziato i festeggiamenti per Purim, la ricorrenza ebraica dedicata al cambio della sorte. Si ripercorrono la vicenda degli ebrei residenti nell’antica Persia che, condannati a morte dal consigliere del re Haman, l’astuto e assai antisemita consigliere del goffo re Achashverosh, riuscirono miracolosamente a salvarsi. Il drammatico destino cambiò grazie al saggio ebreo Mordechai e sua nipote Ester che sacrificò la sua libertà per sposare il re ed essere ammessa a corte. A festeggiare il capovolgimento della sorte sonno tutte le 21 comunità dell’Italia ebraica. E intanto Israele si riempie di coloratissime parate e migliaia di maschere originali. Ad arricchire il tutto banchetti, dolci e vino per rispettare il tacito: “Ci hanno provato ad uccidere. Non ci sono riusciti. Mangiamo!”.
Ma la storia di Purim raccolta nella Meghillah, spiegano i Maestri, offre continui spunti da applicare all’ebraismo 2.0 di oggi.
Se il rav Jonathan Sacks insegna che la storia di Purim è il primo tentativo di far sparire gli ebrei dalla faccia della terra perché ebrei, il presidente dell’Assemblea rabbinica italiana rav Yosef Momigliano racconta che la festa che oggi celebriamo pone al centro dell’attenzione la galut, la diaspora. Spiega il rav: “La Meghillat Ester è certamente il testo biblico caratteristico della diaspora, ne evidenzia tutte le contraddizioni, i problemi di identità – l’essere ebreo che prima si nasconde e solo nel momento del pericolo più grave viene esposto con coraggio – e naturalmente rappresenta in maniera emblematica l’ostilità antiebraica, sempre in agguato”. E infatti durante Purim non si legge l’Hallel, la Lode tipica delle feste ebraiche perché gli ebrei, pur salvi, rimasero comunque sottomessi ad Achashverosh.
Una sottomissione che, continua il rav, “non è necessariamente una sottomissione di tipo materiale. Forse possiamo intendere che fuori d’Israele, nella diaspora l’ebreo non è completamente libero, vuoi perché, anche dove vige la piena libertà, anche nelle migliori condizioni è difficile sfuggire ai condizionamenti che l’ambiente esprime, nei modi di vita e di pensiero, spesso estranei o comunque diversi da quelli dell’ebraismo, vuoi per le maggiori difficoltà concrete nel mantenere una vita ebraica”.
Dopo più di due millenni la Meghilla deve essere letta perché continua parlare di noi. Come spiega il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni a Pagine Ebraiche, il libro di Ester è un testo in codice da leggere ogni anno perché “quei giorni dovevano esser commemorati e celebrati di generazione in generazione, in ogni famiglia, in ogni provincia, in ogni città; e quei giorni di Purim non dovevano cessar mai d’esser celebrati fra gli ebrei, e il loro ricordo non doveva mai cancellarsi fra i loro discendenti” (Ester 9:28).
La storia di Ester apre riflessioni di straordinaria attualità anche sulla stampa internazionale: sul Times of Israel la columinst Rachel Danziger Sharansky dedica alla regina protagonista della storia un pensiero originale. “Ho sempre voluto essere Ester – scrive – ma provavo anche tenerezza per lei. Sei stata così coraggiosa, vorrei dirle, eppure non c’è stato un lieto fine per te. Hai salvato tutti noi, ma chi ha salvato te? Pensate come deve essere stata la vita della regina Ester: il suo destino era nelle mani di un marito che aveva ripudiato la moglie precedente e che in una settimana prende una decisione e la disfa. Si è mai sentita davvero al sicuro?”. Conclude Sharansky: “Non si può certo dire che Ester sia stata l’ultima donna ad essere in balia di un uomo del genere”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(5 marzo 2015)