Il giorno dei Giusti
Si celebra oggi la terza Giornata europea dedicata ai Giusti, il giorno dedicato a chi a rischio della propria vita ha prestato aiuto al prossimo per salvarlo dall’odio e dall’intolleranza. “Il lavoro e la passione di Gabriele Nissim, scrittore milanese, ha fatto nascere Gariwo, l’associazione che ha promosso il Giardino dei Giusti di Milano – scrive Gianni Barbacetto sul Fatto Quotidiano – in cui viene ricordato chi, dopo la Shoah, si è dato da fare per salvare e soccorrere uomini in altri contesti tragici, dal genocidio armeno a quello del Ruanda, dai massacri in Cambogia a quelli in Bosnia. La tenacia di Nissim ha ottenuto che da tre anni si celebri la Giornata europea dei Giusti”. Oggi a Milano, sul Monte Stella, dove ha trovato collocazione il Giardino dei Giusti, saranno ricordati con un albero piantato e un cippo altre sei figure che hanno combattuto per la libertà e contro l’odio. Iniziative legate a questa giornata si svolgeranno in tutta Europa.
L’Ue contro l’antisemitismo. Un task force per contrastare il preoccupante riaffermarsi della minaccia antisemita in Europa. È quanto chiedono in un appello congiunto all’Unione Europea e all’Alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini alcuni parlamentari del Pd, Ncd e Forza Italia (Repubblica). “I recenti attentati di Parigi e Copenaghen hanno colpito e sconvolto due grandi comunità, ma ogni giorno e da anni ormai parole e gesti antisemiti, spesso violenti, oltraggiano cittadini ebrei in molte capitali europee. Siamo certi che Federica Mogherini si adopererà per accogliere questo importante appello”, scrivono i promotori, tra cui Emanuele Fiano, Andrea Manciulli e Lia Quartapelle del Pd, dal capogruppo di Fi Renato Brunetta e da Fabrizio Cicchetto di Ncd (Libero). Soddisfazione e l’auspicio che si dia seguito all’appello da parte di Alessandro Ruben, consigliere dell’European Jewish Congress, che insieme al presidente Moshe Cantor aveva lanciato in questi giorni l’allarme all’Unione Europea.
Israele, Usa e il fattore Iran. Continua sui quotidiani nazionali e internazionali il dibattito sulle trattative tra Casa Bianca e Teheran sul nucleare e sulla secca opposizione espressa dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dagli scranni del Congresso Usa. Secondo Massimo Teodori (Corriere della Sera) la compagine che unisce Repubblicani e Netanyahu starebbe cercando di forzare la mano al presidente degli Stati Uniti Barack Obama perché torni a seguire la via dell’interventismo nello scacchiere internazionale. Teodori ricorda l’intervento di Amos Oz sul Corriere di mercoledì 4 marzo che parlava di “un tentativo da parte di politici irresponsabili di dettare le scelte degli Stati Uniti”, riferendosi a Netanyahu. Anche Emma Bonino, intervistata dal Corriere, boccia l’intervento del premier israeliano al Congresso, “Non mi convincono i toni apocalittici di Netanyahu – dichiara Bonino, che nel corso dell’intervista ribadisce la sua vicinanza a Israele – Abbiamo tutti bisogna di recuperare una relazione con l’Iran, da un lato per allontanare la minaccia nucleare, dall’altro perché Teheran ci aiuti a uscire dall’incubo delle guerre di religione”.
L’ingenuo Obama. La posizione dei 5+1 (il gruppo di Paesi che sta trattando con Teheran), e soprattutto degli Stati Uniti, è stato definito ingenuo da David Grossman su Repubblica, intervista ripresa oggi da Giuliano Ferrara sul Foglio: “David Grossman si è incazzato di brutto, le sue parole su Bibi e Obama frustrano le anime liete e corrette”, il titolo piuttosto esplicativo dell’editoriale di Ferrara. Se Netanyahu incassa consensi, il Likud non riesce invece ad avanzare in Israele nei sondaggi, scrive Daniel Mosseri su Libero, sottolineando quanto siano in bilico gli equilibri politici israeliani in merito alle prossime elezioni nazionali (17 marzo).
Cosa pensano a Teheran. A registrare i sentimenti di chi nelle trattative con gli Usa è coinvolto, l’Iran, il reportage da Teheran di Vanna Vannuccini su Repubblica in cui si parla di un paese diviso tra chi vuole il cambiamento e gli oltranzisti che sperano nel fallimento del negoziato.
Renzi e la Lega da non sottovalutare. “Mi ha impressionato la piazza di Salvini. E una destra inedita: Le Pen, Casa Pound e i leghisti delle valli bergamasche tutti insieme. Non la temo, ma non la sottovaluto”. Così il primo ministro Matteo Renzi in una lunga intervista rilasciata a Marco Damilano (L’Espresso) commenta la risalita della Lega Nord guidata da Matteo Salvini e scesa in piazza assieme ai neofascisti di Casapound e ad altri gruppi dell’estrema destra romana. Proprio la presenza di questi ultimi nella manifestazione di Roma della Lega della scorsa settimana ha attirato le critiche della stampa transalpina su Marine Le Pen, leader del Front National. Il suo saluto apparso in video mentre nella piazza romana sfilavano nostalgici del fascismo non è piaciuta in Francia e la Le Pen, impegnata a ripulire l’immagine del suo partito, ha cercato di distanziarsi dal “movimento CasaPound e ha preso le distanze da Pegida (militanti tedeschi anti-islam)”, scrive il Fatto Quotidiano che ricorda “Peccato però che entrambi erano stati invitati dalla Lega”.
Unire le orchestre di Israele e San Carlo. Zubin Mehta, direttore d’orchestra indiano, ha salutato ieri Napoli ma tornerà a settembre con la Israel Philharmonic, di cui è direttore musicale a vita, per un concerto che vedrà unite le due orchestre, quella israeliana e quella napoletana del San Carlo (Il Mattino).
Daniel Reichel
(6 marzo 2015)