Ye’ud, la sfida della formazione
È iniziato ieri a Gerusalemme il corso Ye’ud, il leader training organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la World Zionist Organization per formare i leader comunitari di domani. A dare il benvenuto ai giovani partecipanti giunti da tutta Italia il direttore del dipartimento Educazione e Cultura UCEI rav Roberto Della Rocca: “Questa – afferma – è una grande opportunità. Un progetto molto impegnativo che è stato fortemente voluto sia dall’UCEI che dalla World Zionist Organization che ci ospita. Il seminario permetterà di far incontrare personalità del mondo ebraico in diversi ambiti: da rabbanim a intellettuali e giornalisti”.
“Per spiegarvi meglio cosa significhi essere un leader ebraico – spiega il rav – mi voglio riallacciare all’ultima Parashà, quella di Ki Tissa. Il capitolo della Torah inizia con un censimento e con la frase ‘Quando tu conterai i figli d’Israele…’. Un incipit davvero molto strano dal momento che è universalmente riconosciuto come gli ebrei non si debbano né possano essere contati. Contare non deve diventare un incubo, non bisogna trattare le persone meramente come un numero, come un voto. In realtà, infatti, nella Parashà viene usato un verbo che significa ‘innalzare’. Un buon leader deve valorizzare tutte le teste del popolo ebraico, innalzarle. Sappiamo davvero bene come sia drammatico essere un numero; durante la Shoah i nostri nonni furono marchiati con una cifra… In Ki Tissà viene poi detto che gli ebrei devono dare mezzo siglo. Perché proprio mezzo e non uno si chiedono i maestri? Perché a volte si pensa che l’impegno possa essere assolto pagando. Non mettiamo in gioco noi stessi ma del denaro e allora la Torah insegna che dobbiamo metterne una seconda metà in prima persona. La mezza moneta viene poi definita di fuoco perché quando diamo a qualcuno dell’acqua, la perdiamo per noi stessi mentre se diamo del fuoco esso non si spegne, continuiamo a mantenere vivo anche il nostro. Nella Torah appunto c’è scritto vanetenu, che in ebraico è palindromo, ossia si può leggere anche al contrario, perché chi dà poi riceverà comunque. Questo seminario vi darà tanto e spero che possa servire per farvi dare tanto all’ebraismo italiano con capacità ed entusiasmo”.
A porgere i suoi saluti anche il direttore del Dipartimento degli Affari religiosi per la diaspora della World Zionist Association rav Yehiel Wasserman: “Sono davvero entusiasta di avervi qui – si rivolge ai partecipanti – Penso sia importante non solo che ci siate ma che questo incontro si svolga in Israele, a Gerusalemme. Abbiamo lavorato duramente e lo abbiamo voluto fortemente. Io credo fermamente che ognuno di voi possa diventare un leader in ambito ebraico, che ne siate capaci. E per diventarlo ci vuole soprattutto impegno e devozione”.
Introduce i lavori Alan Naccache, coordinatore del Dec e dell’Ufficio Giovani Nazionale UCEI: “Quello che ci proponiamo – spiega – è di dare una visione ai leader del domani, di insegnare a fare progetti a lungo termine. Spesso gli attuali leader delle istituzioni ebraiche devono risolvere problemi urgenti. Questo seminario vuole fare passi in avanti e strutturare le decisioni. La situazione delle comunità ebraiche italiane attualmente è sempre più complessa, proprio per questo abbiamo diviso il seminario in tre parti: la prima è quella di leadership e management che si propone di insegnare le cosiddette soft skills, la seconda di approfondire la situazione politica israeliana e la terza è quella di creare un ponte tra lo Stato ebraico e la diaspora”.
Si entra nel vivo con la prima lezione dello psicologo Dan Wiesenfeld, nato in Israele ma cresciuto a Trieste e da anni docente di Ye’ud: “Nel nostro modulo affronteremo la leadership nelle diverse sfumature attraverso giochi e analisi. Parole come leader o manager sono abusate da anni; quello che ci proponiamo è di restituire un significato. Dopo essermi trasferito in Italia ho vissuto in prima persona le problematiche dell’ebraismo della diaspora e trovo importante che la formazione per chi ne vuole diventare rappresentante sia attiva. Le attività che vi proporrò non dovranno essere visti come esercizi scolastici ma come giochi nei quali impegnarsi seriamente. E se sbaglierete, sarà quell’errore la fonte primaria del vostro miglioramento. Punteremo sulla coralità, l’elemento fondante dell’ebraismo italiano”.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(10 marzo 2015)