Demenza digitale – L’ironia della rete affonda Hamas

3“#AskHamas Perché i Sionisti me lo fanno vedere blu e nero se il vestito è bianco e oro?”. “#AskHamas Chi è il vostro stylist, John Galliano?”. “#AskHamas Che succede se starnutisce?”, chiede infine qualcuno allegando una foto di un uomo dal viso completamente coperto. Questi sono solo alcuni dei tweet pubblicati in queste ore con l’hashtag #AskHamas, creato dal movimento che controlla Gaza come campagna social per riabilitarne l’immagine. Lanciata venerdì, l’iniziativa si è rivelata fin dalle prime ore un fallimento a causa sia delle parodie sia delle accuse che ha generato, legate al suo tentativo di mascherare la sua natura di organizzazione terroristica.
A rispondere alle domande degli utenti di Twitter, in inglese, sono alcuni leader di Hamas attraverso l’account appositamente creato @AskHamas, mentre l’account ufficiale @HamasInfoEn ritweetta. Tra questi anche Ismail Haniyeh, ex primo ministro dell’Autorità Nazionale Palestinese, la cui figlia è stata in cura nei mesi scorsi in un ospedale israeliano.
La campagna, in corso per cinque giorni, ha lo scopo di ripulire l’immagine del gruppo terroristico soprattutto agli occhi dell’opinione pubblica europea e di “chiarire le vere posizioni di Hamas”, come affermato dal coordinatore dei media Taher al-Nounou. #AskHamas è stata infatti programmata per coincidere con un atteso appello dell’Unione Europea contro la rimozione del gruppo dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell’UE, ha spiegato Hamas.
La campagna avrebbe dovuto essere lanciata soltanto venerdì pomeriggio, ma in realtà già nella mattinata era diventata virale. Non erano tuttavia quelle effettivamente ricevute le domande che i leader del movimento si aspettavano. I tweet, che venerdì erano già più di ventimila e continuano ad arrivare in queste ore a centinaia di migliaia, sono infatti prevalentemente parodistici, sarcastici e ironici. “AskHamas un consiglio su che iphone acquistare?”. “#AskHamas Tony è morto nell’ultima scena di The Sopranos”, e come questi tantissimi sono stati modi usati per prendersi gioco dell’organizzazione. Qualcuno ha addirittura riso degli errori grammaticali di alcuni manifestanti, che hanno confuso il termine “Jews” (ebrei) con “juice” (succo), domandando: “#AskHamas Quale succo odiate di più?”.

Non sono però state tralasciate le questioni più serie e polemiche. Il giornalista del Tablet Magazine Yair Rosenberg ad esempio ha chiesto “#Ask Hamas Quando si terranno le prossime elezioni a Gaza?”. Marco Sermoneta, ebreo romano diplomatico dell’ambasciata israeliana in Colombia, ha invece tweettato: “#AskHamas Perché avete ammazzato il mio amico e collega David Ladowski insieme a altri otto israeliani innocenti e civili statunitensi alla Hebrew University il 31 Luglio del 2002?”.

Molte altre sono le domande di questo genere, che ricordano la responsabilità di Hamas nella morte delle tante vittime di tutti gli attentati terroristici degli ultimi anni, ma anche del cinico sfruttamento della popolazione palestinese come scudi umani. “#AskHamas In che scuola dell’Onu a Gaza dovrei mandare mia figlia, se non volessi che inciampi sulle armi immagazzinate?”. “#AskHamas Come vi sentite riguardo a che uno dei vostri leader si nasconde in un lussuoso hotel di Doha mentre c’è ancora la guerra a Gaza?”, chiede la giornalista del Jerusalem Post Lahav Harkov. Hamas dal canto suo risponde alle comprensibili denunce dei suoi misfatti, adducendo giustificazioni fantasiose, negando le proprie responsabilità e usando, come suo solito, la retorica della violenza: “Non abbiamo sangue ebraico sulle nostre mani, ma piuttosto il sangue di coloro che desiderano uccidere la nostra gente: i Sionisti”, il macabro tweet di @AskHamas, che invoca presunti complotti sionisti per le proprie nefandezze.
Nonostante l’inatteso quanto negativo esito delle prime ore della campagna, ieri sera il profilo ufficiale di Hamas ringraziava lo stesso per l’attenzione mediatica che questo ha generato: “Grazie mille a tutti, anche quelli che volevano distrarci (hanno aiutato!)”. Mentre Rosenberg ironizzava: “#AskHamas Questo hashtag e questa campagna sembrano proprio essere stati una brutta idea. Siamo sicuri che la persona che l’ha ideata non sia in realtà una spia del Mossad? Solo per dire”.

f.m.

(15 marzo 2015)